Uiguri

Uiguri: il Parlamento europeo vota sanzioni contro gerarchi cinesi

Generalmente noi europei siamo soliti avere una visione occitentalicentrica: saputo ciò che accade in Italia, in Europa o in America (neanche tutta), crediamo di sapere tutto. In realtà non sappiamo un bel nulla. Il resto del mondo, ai nostri occhi, sarà anche insignificante ma non è così per coloro che vi abitano. Ed è così che nella Repubblica Popolare Cinese (PRC) da anni la minoranza etnica degli Uiguri venga perseguitata ingiustamente dal governo di Pechino sotto il quasi totale silenzio del resto del mondo.

Gli uiguri sono una tribù di lingua turca – uiguri significa “gli alleati” – dell’Asia centrale, insediatisi secoli fa sui territori mongoli ma oggi confluiti nel territorio cinese: lo Xinjiang, nel nord-ovest della Cina. Da anni, ormai, gli uiguri sono perseguitati dal gruppo dominante a causa della propria fede musulmana. E pensare che si tratta di una etnia che consiste solo nello 0,6% dell’intera popolazione cinese.

Uiguri, una persecuzione in corso da decenni

Abbiamo detto che della persecuzione degli uiguri se ne parla da alcuni anni, in realtà in tempi recenti. Tutto è partito grazie ad una giovane americana, Feroza Aziz, che ha pubblicato sul social Tik Tok un video per denunciare le persecuzioni. Era il 2019. In realtà, quella della Cina nei confronti degli uiguri è una violenza psicologica, oltre che fisica, che va avanti dagli anni ’90. Il tutto, come spesso accade, sarebbe giustificato dalla necessità del governo di Pechino di rimanere in possesso dell’area dello Xinjiang, ricca di materie prime.

Dopo le richieste indipendentiste dei decenni passati, i gerarchi cinesi hanno deciso di prendere la situazione in mano per evitare che gli uiguri finissero sotto l’influenza dei paesi musulmani limitrofi. E’ partita, dunque, una sorveglianza continua e non solo. Dal 2017 si parla di campi di concentramento, veri e propri lager in cui migliaia di uiguri vengono internati e separati dal resto della famiglia.

Uiguri ed il Rapporto di Amensty International

Nel marzo scorso Amnesty International, organizzazione senza scopo di lucro in difesa dei diritti umani, ha pubblicato il suo ultimo report sulla situazione nello Xinjiang. Ancora una volta si denunciano gli atti repressivi da parte del governo cinese. L’intento è quello di rompere irrimediabilmente il senso di appartenenza, la vicinanza dei membri di una comunità e di un gruppo etnico.

Intere famiglie costrette a vivere separate, senza poter avere informazioni sullo stato di salute dei propri familiari. Tanti quelli fuggiti all’estero nel tentativo di sottrarsi alle politiche repressive cinesi ma impossibilitati a ricongiungersi con i propri cari. Minori rimasti in patria finiti in orfanotrofi senza possibilità di fuga all’estero.

Gli operatori di AI in Cina sono sconcertati da ciò che si osserva nel Paese dell’estremo oriente:

La spietata campagna cinese di detenzioni di massa nella regione dello Xinjiang ha messo le famiglie separate in una situazione senza via d’uscita: ai minori non è consentito partire, ma i loro genitori si troverebbero ad affrontare persecuzioni e detenzioni arbitrarie se tentassero di ritornare nel proprio paese per occuparsi di loro”,

Alkan Akad, ricercatore di Amnesty International

Le ritorsioni da parte delle potenze occidentali

Nel frattempo le potenze occidentali sembrano essersi svegliate. Nel 2019 la la Camera degli Stati Uniti aveva approvato il disegno di legge Uighur Human Rights Policy Act che prevedeva sanzioni mirate ai danni della Cina. In un rapporto pubblicato lo scorso marzo dal dipartimento di Stato americano si legge:

Genocidio e crimini contro l’umanità si sono verificati durante l’anno [2020] contro gli uiguri prevalentemente musulmani e altri gruppi etnici e religiosi minoritari nello Xinjiang. Questi crimini sono continuativi e includono: la detenzione arbitraria o altra grave privazione della libertà fisica di oltre un milione di civili; sterilizzazione forzata, aborti forzati e applicazione più restrittiva delle politiche cinesi di controllo delle nascite; stupro; tortura di un gran numero di persone detenute arbitrariamente; lavoro forzato; e l’imposizione di restrizioni draconiane alla libertà di religione o credo, libertà di espressione e libertà di movimento.

Nel frattempo anche l’Unione Europea si è mossa approvando qualche giorno fa, il 20 maggio, una risoluzione del Parlamento sulle controsanzioni ai danni di esponenti del governo cinese. L’Onu discute e gli oltre 50 osservatori inviati a seguire la situazione confermano quanto sta avvenendo: alcuni affermano che molti uiguri sono stati utilizzati anche come cavie umane per le sperimentazioni sul vaccino anti covid19. Eppure secondo gli uiguri ormai sarebbe troppo tardi. Per tanto tempo non si è visto o non si è voluto vedere quello che accadeva nello Xinjiang…

Immagine di copertina: Foto di sun liming da Pixabay.

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