Ad ormai sedici anni dalla scomparsa di Tiziano Terzani e a quasi venti da quando scrisse le sue “Lettere contro la guerra”, il suo messaggio è quanto mai attuale. Il libro non è altro che una collana di epistole, stilate dal giornalista fiorentino, a ridosso degli attentati dell’undici settembre 2001 negli Usa. Pubblicate per la maggior parte sul quotidiano La Repubblica, sono il frutto di alcune riflessioni e testimonianze che Terzani ha raccolto nei mesi successivi a questo tragico avvenimento. Come lui stesso afferma nella prefazione del volume, nonostante si sentisse già pensionato, in quei giorni percepì l’esigenza di partire e raccontare, ancora una volta, cosa accadeva nel mondo. Ed è così che nelle sue lettere troviamo, in apertura di libro, il suo confronto di vedute con Oriana Fallaci ma soprattutto i racconti sul campo, dall’Afghanistan e dal Pakistan.
Tiziano Terzani: un punto di vista non convenzionale
Leggendo quella che era la sua visione del mondo, vista dagli occhi di un seguace della non-violenza, ma anche da attento osservatore, le sue parole risultano quasi profetiche. Giornalista e corrispondente dall’estremo oriente per diversi giornali (la collaborazione più duratura con Der Spiegel), Terzani era un grande conoscitore di quella parte di mondo e delle varie culture ed etnie che l’abitano. Le principali reazioni al tragico attacco terroristico furono di rabbia, di vendetta. Terzani, invece, vide in quell’episodio l’occasione per fare la pace, perché, come dice lui stesso nelle sue lettere
ci vuole più coraggio a far la pace che la guerra.
Una voce che, purtroppo, non è stata ascoltata e che ha portato ad alcune conseguenze che stiamo vivendo ancora oggi. Come Terzani profetizzava ad inizio del secolo, lo scoppio di un conflitto con il mondo islamico non si sarebbe limitato all’Afghanistan. A macchia d’olio si sarebbe esteso anche ad altri Paesi del Medio Oriente, tra cui la Siria. Vi risulta familiare?
Tiziano Terzani: gli strascichi del colonialismo nel continente asiatico
A poche ore dagli attacchi di New York e Washington, l’allora Presidente degli USA George W. Bush, annunciava l’intervento americano in Afghanistan. L’obiettivo era stanare i fondamentalisti, i talebani, i terroristi e fare giustizia. Terzani, che in Afghanistan nei primi mesi di conflitto c’è stato, ci racconta quello che ha visto ed ha udito. Una storia diversa da quella intrisa della propaganda americana. Una storia fatta di soprusi subiti dalla popolazione afgana, ma non solo (India e Pakistan non sono stati da meno), da parte dei colonialisti. Chi erano? Gli inglesi, neanche a dirlo. Ma in tempi più recenti, parliamo della Guerra Fredda, sono stati proprio gli Stati Uniti a creare e a servirsi dei jihadisti in Afghanistan, per vendicarsi con l’Unione Sovietica per la guerra in Vietnam. Era il 1979. Insomma il “mostro” si è rivoltato contro colui che lo ha creato.
Il mondo islamico: la libertà di essere diversi
Tralasciando, per motivi di spazio, la narrazione fuorviante che in Occidente è stata fatta della guerra in Afghanistan, c’è un elemento che non va assolutamente dimenticato. L’esportazione del nostro stile di vita in un paese che non ha bisogno e non vuole essere occidentalizzato. Erroneamente siamo portati a pensare che i paesi che hanno una radice culturale differente dalla nostra, come quelli islamici, debbano essere occidentalizzati a tutti costi. Qualcuno si è mai fermato a pensare a cosa vogliano queste popolazioni? Queste sono alcune delle considerazioni espresse da Tiziano Terzani nelle sue lettere. Quello che il giornalista fiorentino chiede è che ci si fermi a confrontarsi con questi paesi e non ci si comporti, al solito, come gli invasori. Come i soliti esportatori di democrazia. Ma soprattutto di quale giustizia parlano gli USA quando invadono e uccidono migliaia di civili indifesi? Quella ai danni degli afgani è stata una vendetta esattamente come fecero i tedeschi alle Fosse Ardeatine (per citarne una). Uno dei nostri (americani) vale cento dei loro (afgani).
11 settembre 2001: l’occasione per fare la pace
Come Tiziano Terzani ci ricorda, in conclusione del suo libro, mentre scrive dal suo rifugio sulle montagne dell’Himalaya, stiamo distruggendo il mondo. Riusciamo a volare come uccelli, ad andare nello spazio, fino a Marte ma…
il grande progresso materiale non è andato di pari passo col nostro progresso spirituale. Anzi: forse da questo punto di vista l’uomo non è mai stato tanto povero da quando è diventato così ricco.
Forse è per questo che non capiamo il mondo islamico. La loro religione li spinge verso una vita che sia ancora in contatto con Dio, spirituale, legata ad una legge che non è quella del consumo. E per noi, sempre più atei, secolarizzati, accecati dall’amore verso il consumo ed il superfluo, questo non possiamo accettarlo. Ciechi, non capiamo che per loro la libertà e la felicità è seguire le proprie regole, non le nostre. E’ questo il succo delle riflessioni di Terzani. Un invito ad abbassare le armi e a sedersi, attorno ad un tavolo, per confrontarsi, in una comprensione reciproca. E stabilire, finalmente, il proprio diritto ad essere diversi!
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