Thirsty brother

Thirsty brothers, il birrificio agricolo gestito da tre giovani imprenditori

Ci siamo! Nuova avventura con i nostri racconti d’impresa. E che avventura! Questa settimana io e il fotoamatore Alberto Mantova, siamo scesi in campo, anzi tra i campi, per toccare con mano il lavoro dei Thirsty brothers. Stiamo parlando dell’attività di tre giovani, Matteo e Marco De Luca e Gianmarco Miele che hanno scelto di aprire un birrificio agricolo. L’obiettivo? Realizzare birre artigianali utilizzando materie prime di propria produzione. Tutto è partito quasi per gioco, alcuni anni fa. Dai primi acquisti di piccoli impianti per la produzione di limitate quantità di birra, sino ad arrivare alla realtà di oggi. Un’azienda strutturata, con una selezione di birre artigianali, tradizionali, ma da una forte impronta territoriale. La quasi totalità delle materie prime utilizzate, infatti, sono di produzione propria o provenienti dalla Val Comino. Scopriamo insieme la storia di questi tre ragazzi… davvero assetati!

Matto - thirsty brothers
Matteo De Luca di Thirsty brothers

Thirsty Brothers, la produzione di orzo e luppolo home made

Come avrete ormai capito, Matteo, Gianmarco e Marco hanno deciso di produrre l’orzo ed il luppolo per le proprie birre, in prima persona.

Per differenziarci, per cercare di essere “alternativi” agli altri, abbiamo deciso di creare un birrificio agricolo producendo da noi l’orzo e il luppolo per le nostre birre. Quindi, nel 2019 diventiamo ufficialmente azienda agricola.

Immersi tra la verde vegetazione del comune di Atina, dai propri terreni non si raccolgono solo questi prodotti. Ci sono anche altre colture come l’uva e le patate. Il materiale di scarto non va perso ma viene reimmesso nell’ambiente.

Il materiale di scarto dell’orzo o della stessa birra viene utilizzato come concime naturale per le nostre colture, ma anche per altre aziende del territorio, come foraggio per gli animali. Quindi c’è una circolarità nella catena produttiva, comportando un grande risparmio per l’azienda stessa.

La scelta di puntare su ricette tradizionali

All’interno del proprio catalogo, questi tre ragazzi hanno scelto di presentare birre, al momento solo bionde, che seguano le ricette tradizionali.

Abbiamo 4 birre di linea: Golden Ale, Hellboar, una Ipa (che chiamiamo T-Ipa) e la Blache con dentro mandarino, pepe e cardamomo. L’ultima è una Apa con indice più amaro rispetto all’Ipa che va molto sul fruttato, con un luppolo con forma di crio luppolina, quindi luppolo trattato sotto ambiente azotato che garantisce maggiore resa. Più bassa di gradazione.

Ma le idee per il futuro non mancano.

Adesso non abbiamo una rossa in linea, ci stiamo lavorando e l’aspettiamo per questo autunno. L’orzo che usiamo per le nostre birre è interamente nostro tranne che per alcune birre speciali. Il 70% delle nostre birre è prodotto interamente da noi. Nel caso ad esempio della golden ale, la luppolatura è tutta nostra (4 luppoli diversi). Per le altre birre usiamo in parte o in minima in parte altri luppoli.

Consegna birre
Gianmarco Miele e la mascotte di Thirsty brothers,

Gli stravolgimenti del clima e i rischi per la produzione agricola

Come molti agricoltori sanno, il normale ciclo delle stagioni è stato alterato sensibilmente dai cambiamenti del clima. Così come la crescita delle colture che sono ormai ritardate o anticipate rispetto al passato.

Il male dell’agricoltura è che non hai potere decisionale. Se grandina, anche in una singola occasione, non raccogli niente. Se piove tutta l’estate tu non raccogli niente.

Quest’anno le cose sembrano andare meglio.

I prima 4 filari sono già in fioritura e stanno cominciando a seccare. Quando il basamento di un metro e mezzo secca allora si è pronti a raccogliere. L’altro filare che abbiamo, polacco, si raccoglie a settembre-ottobre. Dalla provenienza deriva anche il ritardo nella raccolta. Prima il luppolo si raccoglieva a fine luglio, inizio agosto, adesso si è allungato il periodo. Sono cambiate le tempistiche. Si arriva a frutto ad agosto inoltrato.

Thirsty brothers

Thirsty Brothers, l’innovazione nella produzione della birra artigianale

Ma con i “Thirsty brothers” abbiamo ragionato anche sulle novità in merito alla produzione di birre artigianali. Prima fra tutte l’Iga, l’unico stile italiano riconosciuto, fatta dal 20-30% di mosto d’uva.

Avevamo anche pensato di realizzare un’Iga. Abbiamo scelto di rimanere sul classico, quindi nessuna variazione particolare nelle nostre birre. Magari abbiamo modificato un fattore, come gli aromi per personalizzare la singola birra, ma il metodo è quello classico. I prodotti aggiunti sono del territorio (come il mandarino).

Pur rimanendo fedeli alla tradizione, non mancano alcune forme di sperimentazione.

Sui lieviti possiamo fare un altro discorso, quello delle birre in botte, più acide: le sour ale. Sono birre in cui invece di fare un mix tra birra e mosto d’uva, si parte da un mix mosto d’uva e mosto di birra, quando i due prodotti ancora non sono formati. Utilizzi il mosto come starter del lievito. Noi, ad esempio, abbiamo in cantina una botte del 2019, in cui abbiamo usato una varietà di nespola italiana che cresce quassù da noi e menta. E’ uno stile in cui l’acidità è padrona, ricca di fermenti lattici.

Le contromisure per arginare i danni da coronavirus

Il covid19 ha sconvolto i piani di questi giovani imprenditori. Pur potendo andare in produzione, durante la quarantena era impossibile reperire dai fornitori le materie necessarie, come i lieviti.

Nel corso della quarantena abbiamo attivato il servizio di delivery, tuttora attivo, nell’arco di 50 km e ci ha aiutato.

Si è riusciti a ripartire ma il bilancio parla chiaro: meno -60% rispetto a giugno 2019. Il trend della birra artigianale è in crescita ma sul nostro territorio è ancora una nicchia. La maggiore difficoltà sta nel raggiungere il potenziale cliente finale per fargli provare il prodotto. Ma i nostri amici “assetati” hanno qualche idea in mente.

Sarebbe bello realizzare qui un qualcosa simile alla tap room inglese o belga. Location, più birra, con qualcosa da smangiucchiare. Utile per far assaggiare un prodotto a chi non lo conosce. Ci permetterebbe di fare cultura sul nostro prodotto e ci potrebbe aiutare anche a fare pubblicità, a farci conoscere.

Immagini scattate dal fotoamatore Alberto Mantova.

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