Con il blackout totale di un paio di settimane fa di Facebook, Instagram e WhatsApp del patron Mark Zuckerberg, in molti hanno deciso di migrare e iscriversi a Telegram.
Per chi non lo avesse ancora mai sentito, Telegram è un’applicazione di messaggistica istantanea e broadcasting basato su cloud ed erogato senza fini di lucro dalla società Telegram LLC, una società a responsabilità limitata con sede a Dubai, fondata dall’imprenditore russo Pavel Durov.
Il suo funzionamento è simile a quello di WhatsApp ma permette di chattare con i propri contatti attraverso l’impiego di un nickname, quindi senza che necessariamente ci si sia scambiati il numero di telefono.
Telegram, cosa si può fare
Con Telegram è possibile effettuare tutta una serie di operazioni:
– invio di messaggi di testo tra due utenti o tra gruppi fino a 200 000 partecipanti,
– effettuare chiamate vocali e videochiamate cifrate punto-punto,
– scambiare messaggi vocali, videomessaggi, fotografie, video, sticker e file di qualsiasi tipo fino a 2 GB,
– trasmettere in diretta di audio/video e testo verso i membri che si uniscono ad un canale,
– impostare un timer per l’autodistruzione automatica dei messaggi una volta visualizzati dal destinatario.
In più, con Telegram in alternativa alle normali chat si ha anche la possibilità di iniziare una conversazione segreta: tutto quello che viene scritto nelle chat segrete è gestito da una crittografia end-to-end, quindi i messaggi possono essere visti solo dai 2 utenti in contatto tra loro.
Telegram o WhatsApp: chi è più sicuro?
Generalmente nell’opinione più generale Telegram viene considerato più sicuro rispetto a WhatsApp. O almeno così viene venduto dal suo fondatore. Effettivamente la differenza sostanziale tra i due programmi sta nel sistema di crittografia utilizzato. Mentre il programma di Zuckerberg si basa su un sistema crittografico standard (Signal), Telegram utilizza un protocollo proprietario chiamato MTProto.
A differenza di Signal, MTProto non è stato soggetto ad una verifica internazionale quindi non si conosce con esattezza la sua efficacia. Gli esperti del settore non sembrano propensi a ritenerlo infallibile visti alcuni segni di “rottura” nel recente passato: un indizio che non gioca a suo favore per il futuro in cui ci si aspetta un aumento degli attacchi informatici.
L’imperativo, secondo Pavel Durov, è assicurare la privacy ma che negli anni passati ha causato non pochi problemi. Se da un lato, infatti, i propri dati vengano definiti al sicuro, dall’altro ha permesso di prosperare a gruppi terroristici e di estrema destra.
Canali e bot
Telegram fornisce anche la possibilità di introdurre l’utilizzo di bot, ossia utenti artificiali, composti soltanto da stringhe di codice, programmati per interagire nelle chat singole e di gruppo con altri utenti dell’app. Non si tratta di utenti reali, sebbene siano creati per svolgere azioni e interagire. Ne esistono tanti ed è possibile sceglierne uno in base alle proprie esigenze.
Altra funzionalità molto utile è quella dei canali, che permette di entrare in delle conversazioni in cui una sola persona posta messaggi e viene seguita da altri utenti. Molto utile soprattutto per chi è gestore di pagine sui social o di siti internet e vuole fidelizzare il proprio pubblico fornendogli informazioni dettagliate e puntuali. Esistono canali pubblici e privati. I primi, hanno un username e chiunque può cercarli e unirsi. Quelli privati sono chiusi per cui occorre essere aggiunti direttamente dai rispettivi creatori o avere un link di invito.
Insomma, come abbiamo visto brevemente, Telegram non è solo un canale di messaggistica ed è sì simile a WhatsApp, ma non così tanto. Quale scegliere dunque? Beh WhatsApp è sicuramente l’app più utilizzata in occidente mentre Telegram ti permette di comunicare con una platea più ampia e fare molte più cose. Insomma più che una scelta io opterei per una collaborazioni tra le due app.
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