Stipendio senza lavorare

Stipendio senza lavorare: le magie dei dipendenti pubblici italiani

Farà arrabbiare. Sarà un’ingiustizia. Sarà, diciamolo, una porcata. Eppure, il vero successo italiano, la vera competenza che ci viene invidiata all’estero, è quella di ottenere lo stipendio senza andare a lavorare, da dipendente pubblico.

La notizia, ormai la conoscerete (a meno che non abitiate su Marte)… Parlo dell’eroe – sono certa che molti lo considereranno tale – che è riuscito a percepire 15 anni di stipendio senza farsi neanche un giorno di lavoro. Ripetiamo in coro: “15 anni”. Dipendente dell’ospedale Pugliese di Catanzaro, l’uomo, oltre all’accusa di assenteismo, vede a suo carico anche quella di minacce ai danni di un superiore. D’altronde, se le cose dobbiamo farle, almeno che si facciano per bene.

Stipendio senza lavorare: l’invidia di chi non ha la stessa faccia tosta

Salvatore Scumace, 67 anni, nel complesso avrebbe percepito una somma pari a 538 mila euro. A portare alla luce la vicenda ci hanno pensato i militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, su disposizione della Procura, coinvolgendo dipendenti, funzionari e dirigenti dell’ospedale. 

A quanto pare, il gentiluomo Scumace era solito utilizzare minacce ai danni dei dirigenti pur di ottenere quello che, a suo modo di vedere, gli era dovuto. Epilogo? Ad oggi sette persone risultato iscritte sul registro degli indagati in relazione ai delitti di abuso d’ufficio, falso ed estorsione aggravata

Tralasciando i particolari legali che non ci competono e non ci interessano ma che sono utili per fini di cronaca, resta lo sgomento dinanzi all’ennesimo episodio di questo genere. Sgomento e malsana invidia da parte di dipendenti (pubblici e non) all’estero, i quali faticano a comprendere (in realtà neanche io) come tutto ciò possa accadere.

Stipendio senza lavorare: i numeri e le categorie maggiormente sanzionate

Giusto per darvi la misura del fenomeno a livello nazionale, nel 2019 sono aumentati i provvedimenti ai danni di dipendenti pubblici in malafede (grazie ad una maggiore vigilanza da parte degli organi competenti): rispetto al 2018 (31%), nel 2019 la percentuale dei dipendenti licenziati definitivamente dal lavoro sale al 33%. In merito all’assenteismo accertato in flagranza si sale al 14% rispetto all’11% dell’anno precedente.

Probabilmente il numero maggiore di licenziamenti spiega la diminuzione delle sospensioni che passano dal 14% al 9%. In tutto sono stati avviati oltre 12.000 procedimenti disciplinari di cui 5.488 si sono conclusi con un qualche tipo di sanzione.

Asl e aziende ospedaliere (3.503), scuole (3.079) e comuni (2.809) sono gli enti maggiormente colpiti dai procedimenti disciplinari, in questo ordine. La maggior parte dei procedimenti più gravi (sospensione o licenziamento) sono stati però comminati nelle Università e nel gruppo denominato Enti pubblici vari.

Smart working: tana libera tutti

Durante la pandemia sono circa 6,58 milioni i lavoratori che si sono visti costretti a lavorare da casa. Di questi il 97% era dipendente di grandi imprese, il 94% dipendenti pubblici, il 58% nelle piccole medie imprese (PMI). In totale parliamo di circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani. Una condizione che, se da un lato ha reso più complicata la vita del lavoratore non più costretto ad affrontare la giungla cittadina ma perennemente attaccato agli schermi, comunque ha dato l’opportunità ai soliti furbetti di dedicarsi a tutto fuorché al proprio lavoro.

Avete mai provato a contattare qualche ente pubblico per una pratica nell’ultimo anno? Il panico. Un Paese bloccato a causa di dipendenti (non tutti sia chiaro) che si sono sentiti in diritto di dedicarsi ai propri passatempi piuttosto che svolgere la mansione per cui vengono retribuiti.

Dinanzi ad un Paese con seri problemi occupazionali, soprattutto tra giovani e donne, aggravata anche dalla crisi – sebbene i dati provvisori di febbraio dell’Istat fotografino una situazione migliore rispetto al resto d’Europa – questi numeri stridono.

Dopotutto la rappresentazione del nostro Paese l’avevamo già vista con Quo Vado, il film di Checco Zalone che ha avuto così tanto successo nel 2016. Un film che ci ha fatto sorridere molto che mostra uno spaccato di ciò che siamo e di ciò che, forse, in molti sono orgogliosi di essere: parassiti.

Immagine di copertina: Photo by Domingo Alvarez E on Unsplash.

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