La pandemia dovuta al coronavirus ci ha toccato tutti indistintamente. Molte categorie di lavoratori hanno dovuto reinventarsi, tra questi anche gli insegnanti. Quest’oggi cercherò di raccontare il complicato mondo della scuola ma non sarò da sola. Ad accompagnarmi in questo viaggio ci sarà Elisa, docente di sostegno in una scuola di Milano, originaria del napoletano. Laureata in Lingue e Letterature Moderne presso l’Università Federico II di Napoli, Elisa ha intrapreso la carriera di insegnante non senza difficoltà. La mancanza di stabilità l’ha portata a trasferirsi nel nord Italia così da poter realizzare il suo sogno di diventare insegnante. Con lei ho voluto riflettere sull’emergenza covid19 ma anche e soprattutto sul comparto scuola più in generale. Un’occasione per evidenziare le difficoltà e le tante incongruenze del settore, viste con gli occhi di un precario.
La risposta della scuola al covid19
“Tutto sommato la scuola ha retto all’urto – ci dice Elisa – ci si è adeguati alle trasformazioni imposte dal Coronavirus. Tuttavia, nonostante i grandi sforzi e i buoni risultati portati a casa da insegnanti e famiglie, la scuola non è stata inclusiva. I bambini con disabilità sono più svantaggiati. Mi riferisco alla capacità di comunicare con loro a distanza, cosa molto più difficile se non impossibile per alcuni casi. Non si riesce a rassicurarli e a guidarli come quando si è in classe. Poi bisogna considerare il gap socio-culturale di alcuni di essi. Le barriere linguistiche degli studenti stranieri così come le possibilità di possedere gli strumenti tecnologici non sono di minore importanza. Nonostante gli sforzi di colmare il divario ci sono comunque casi di bambini con i quali è impossibile interagire. Non bisogna dimenticare coloro che devono dividere gli strumenti con fratelli e sorelle in caso di famiglie numerose”.
Il blocco delle graduatorie di terza fascia
Elisa è una dei tanti docenti “vittima” del blocco delle graduatorie di terza fascia annunciati dal Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. “Questa situazione ha fatto saltare tutti gli schemi. Nel mio caso poco male nonostante avessi anche io i miei piani, come il riavvicinamento a Roma, il matrimonio e sistemare la casa. Ma ci sono persone che vivono lontane dalla propria famiglia e che si vedono costrette all’incertezza. Perché non regolarizzare tutti quando i posti ci sono? Se si vedono i posti banditi nei concorsi praticamente si parla di quattro-cinque cattedre per regione su una materia. Praticamente niente, quando invece ci sono insegnanti che hanno contratti fino ad agosto su quelle materie. Cosa sono 40 mila posti in un bando quando ci sono tantissime cattedre scoperte? Non hanno vantaggio a regolarizzare il mare infinito della terza fascia perché a giugno tutti a casa in disoccupazione e si riparte a settembre”.
I concorsi banditi dal Ministero
Anche sul punto dei tre concorsi appena banditi dal Ministero Elisa ha le idee chiare. “La nostra vita dipende da quel concorso e non è giusto bandirne tre senza fissare delle date, durante una pandemia. Nessuno ci assicura che li espleteranno a breve. Soprattutto non ha senso bandire un concorso quando qualche settimana prima si è bloccata la terza fascia per mancanza delle infrastrutture. La terza fascia no ma i concorsi sì? Meglio spendere questi soldi nell’edilizia scolastica e nei materiali visto che in tante scuole d’Italia i docenti ne sono sprovvisti. Ma poi non ha senso nemmeno la prova di selezione per i concorsi. Si fanno domande sulla materia quando si dovrebbe dare per scontato, visto che si è laureati, che si sia competenti sulla materia. Piuttosto per coloro che già insegnano meglio proporre domande che vertano sulle competenze apprese durante gli anni di precariato”.
Esami di fine anno e rientro a settembre
L’anno scolastico volge al termine, con le difficoltà del caso, specialmente per coloro che dovranno affrontare gli esami finali. “Per quanto riguarda gli esami non so se ci potesse essere un sistema di gestione migliore rispetto a quello adottato. Vista la situazione certo è che il Ministro avrebbe potuto evitare di parlare di sei politico per poi fare marcia indietro. Non è così che si motivano gli studenti. In merito al rientro a settembre è impensabile far stare più insegnanti e trenta alunni in una classe. Probabilmente si procederà ad un’alternanza ma non credo che l’idea di fare metà classe in presenza e metà in videoconferenza sia percorribile. Non tutte le scuole e tutte le classi sono attrezzate. La cosa migliore sarebbe alternare mattina e pomeriggio ma questo vorrebbe dire aumentare il numero degli insegnanti, cosa che il Ministero non è pronto e probabilmente nemmeno in grado di fare”.
Immagine di copertina: Foto di Steve Riot da Pixabay
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