quarantena creativa

Quarantena creativa, quando una esperienza negativa sfocia nella bellezza

La quarantena dalla quale siamo riusciti a liberarci solo pochi giorni fa ci ha messo a dura prova ma ha rappresentato anche un’opportunità. La solidarietà, la collaborazione e l’amore per il prossimo, profondamente radicati nella società italiana, in questi mesi hanno prosperato. Ma soprattutto sono arrivate lì dove lo Stato ha mancato. Anche la creatività ha tratto vantaggio da questo periodo di chiusura forzata. Lo stare a casa obbligatoriamente ci ha fatto riscoprire il piacere delle piccole cose. Leggere un libro, disegnare, dipingere, curare il proprio giardino. Ed è quello che è successo a Francesca Campagna, in arte Bananaz, che ha sfruttato questo tempo per dare libero sfogo alla sua arte. L’obiettivo è quella di partecipare ad un progetto di più ampio respiro, ma per il momento acqua in bocca. Ci basti sapere che qualcosa bolle in pentola.

Una quarantena a dimensione di Uniposca

Ventotto anni, diplomata all’Accademia di belle Arti di Urbino, Francesca ha voluto rappresentare la nostra vita in quarantena. Per rappresentarla sono stati utilizzati dei bidoni esausti, destinati alla discarica e appositamente recuperati.

Ne ho realizzati tre. Il primo bidone racconta l’annuncio della quarantena e lo stato d’ansia delle persone che ne è seguito. Ad esempio su un lato ho rappresentato una signora anziana a cui mancano le mani perché se le è lavate troppo spesso.

Una cronistoria dello shock seguito ai primi momenti della chiusura tanto da portare ad una depersonalizzazione dell’individuo, come neve che si scioglie al sole. Ma come per tutti i cambiamenti, arriva anche il momento dell’adattamento.

Il secondo bidone affronta il fenomeno del sexting in quarantena. La protagonista è una donna poliamorosa, assieme ai suoi due congiunti. È rinchiusa in casa mentre la gente fuori muore. Eros e thanatos a confronto.

Francesca Campagna mentre lavora alle sue opere

L’accettazione della solitudine

L’isolamento da coronavirus ha condizionato profondamente i nostri rapporti e ha riscritto le abitudini sociali.

Sul terzo ho voluto rappresentare scene di festeggiamento di un compleanno in solitaria. La solitudine è uno degli elementi più rilevanti in questo periodo.

Pochi contatti, ridotti al minimo indispensabile, e tante videochiamate per mantenere vivi i rapporti di amicizia. Difficoltà che Francesca ha vissuto in prima persona durante questa quarantena.

Ho la fortuna di andare d’accordo con famiglia e ho gli amici a quattro zampe a tenermi compagnia. Nonostante tutto non è mancata la noia così come la frustrazione nel non poter vedere gli altri. Dall’altro lato ho avuto l’occasione di rimettere in moto il lato artistico. Da un paio di anni stavo attraversando un periodo difficile e in questa quarantena ho trovato il tempo e la motivazione per ripartire.

La passione per il mondo dei fumetti

Dopo aver interrotto l’esperienza con l’ISIA (L’Istituto superiore per le industrie artistiche) di Urbino, adesso sta per concludere i suoi studi alla Sapienza di Roma.

Stavo pensando di realizzare una tesi sulla iconografia dei luna park. Mi piaceva l’idea di analizzare questi non-luoghi e di associarli al senso di vertigine che trasmettono; un concetto espresso nel libro “I giochi e gli uomini: La maschera e la vertigine” di Roger Caillois. Vorrei paragonare il tutto ai lavori del fotografo Stefano Cerio, che immortala luna park abbandonati in giro per il mondo.

Ma la sua passione per l’arte arriva da lontano, a quando era una bambina e guardava i suoi cartoon preferiti in tv. Primi fra tutti Dragon Ball e Lupin.

Indipendentemente da come andrà la mia vita, e spero vada bene, voglio che il fumetto ne faccia parte. Vorrei pubblicare qualcosa di mio, fumetto o graphic novel, anche autopromuovendola.

Francesca e due delle sue opere

Le fonti di ispirazione

Francesca ha trovato nel fumetto non solo la sua passione ma anche, per certi versi, una possibilità di socializzazione.

Durante gli anni delle superiori ho frequentato la scuola di fumetto di Cassino e per me è stata una gioia. Non ero un’adolescente che usciva con gli amici. Stavo sempre in casa a disegnare e non riuscivo a interagire. Frequentare quella scuola mi ha dato l’occasione di trovare una comunità di persone con i miei stessi interessi, con cui poter parlare e anche collaborare.

Molti gli artisti a cui fa riferimento. In primis Jamie Hewlett, fumettista britannico, disegnatore dei Gorillaz, ma anche Gipi, all’anagrafe Gianni Pacinotti, maestro indiscusso del fumetto italiano.

Una ragazza che si chiama Mais2 è il mio punto di riferimento da quando ero adolescente. Seguivo il suo blog e sognavo di diventare come lei.

E noi ci auguriamo che il suo sogno in bianco e nero si realizzi!

Immagini del fotoamatore Alberto Mantova.

(Video) – Francesca ed il progetto sociale al quale ha preso parte

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Pubblicato da Facebook App su Venerdì 5 dicembre 2014

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