Eccoci di nuovo qui. Ancora una volta a parlarvi di un libro a metà tra giallo e mistero. Mi riferisco all’ultimo libro del giovane e talentuoso Joël Dicker: L’enigma della stanza 622. In molti ritengono questo genere secondario, di minore importanza rispetto ad altri romanzi più impegnati. Beh, non sono dello stesso avviso. Il poter indovinare come vadano le cose, chi sia l’eventuale assassino, mi dà sempre una grande carica. E devo ammettere che questo libro mi ha impegnata molto da questo punto di vista: ci ho messo un po’ ma, scusate se sono immodesta, questa volta ho portato a casa il risultato. Assassino (perché un assassino c’è) beccato.
L’enigma della stanza 622: la Svizzera sullo sfondo
Per gli assidui lettori di Dicker come la sottoscritta, il primo elemento che balza all’occhio è l’ambientazione. Ho letto quasi tutte le sue opere ma questa è la prima ambientata nella sua Svizzera. I libri precedenti, almeno quelli letti finora, erano ambientati negli Stati Uniti. In questa occasione ci troviamo catapultati nel contesto ginevrino ma con uno sguardo anche ad un esclusivo luogo di villeggiatura: il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, il quale ospita l’annuale festa di una importante banca d’affari di Ginevra. E’ proprio questo il luogo attorno al quale ruota L’enigma della stanza 622: un cadavere è stato rinvenuto nella stanza. Ma il corpo di chi? Beh, Joël è bravissimo nel tenerci sulle spine per buona parte del libro, spingendoci a passare in rassegna tutti i protagonisti della vicenda prima di svelarci il nome.
L’enigma della stanza 622: una storia di amicizia tra editore e scrittore
Oltre l’ambientazione, Dicker ci regala un’altra sorpresa raccontandoci il rapporto intimo con il suo editore, Éditions de Fallois, diretta da Bernard de Fallois, venuto a mancare nel 2018. Sì, perché il protagonista del libro è Dicker intento a scrivere il suo nuovo libro: L’enigma della stanza 622. Nel suo percorso d’indagine incontrerà un’aiutante alla quale racconterà, appunto, i suoi esordi da scrittore e di quanto sia stato difficile trovare un editore disposto a pubblicarlo. Un libro testamento, attraverso il quale lo scrittore elvetico saluta quello che nel tempo è diventato un amico al quale deve la sua fama mondiale.
Un libro e la commedia dell’arte
Bene, abbiamo parlato di ambientazioni, di editori e scrittori, vi starete sicuramente chiedendo cosa c’entri la commedia dell’arte ora. C’entra eccome! L’enigma della stanza 622 è un libro che parla anche di rapporti umani. Padri sognatori, mariti distratti, uomini che anelano il potere e persone che fingono di essere ciò che non solo. In una società altolocata, snob, chic, come quella di Ginevra, l’apparenza, ci dice Joël, è tutto. Ed è proprio da queste figure, da questi teatranti, che prendono avvio buona parte delle vicende che porteranno al tragico epilogo e a molto altro ancora. Insomma, Dicker dissemina la storia di tanti piccoli indizi ma al tempo stesso ci confonde, ci porta fuori strada, e solo il bravo segugio sarà in grado di scoprire la verità.
Un libro, posso dire senza indugio, letteralmente divorato. E’ allo stesso livello della sua opera più celebre La verità sul caso Harry Quebert? No, ma ci si avvicina davvero molto. Non fatevelo sfuggire.
Fonte immagine di copertina: SkyTg24.
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