Se avete bazzicato l’internet, in questi giorni, sapete già di cosa parlo quando dico la parola Incel.
Questa parola, entrata nel vocabolario italiano negli anni ’10 è tornata prepotente nei titoli della cronaca dopo l’arresto, avvenuto la scorsa settimana, del ventenne di Savona.
Aveva le comunicazioni sorvegliate da qualche tempo e, sinceramente, mi fa un po’ piacere che molte (non tutte) le testate che hanno coperto l’evento, abbiano parlato di terrorismo.
Perché è questo, quello di cui si parla. Terrorismo bianco, antisemita, misogino e razzista.
Il terrorista di turno si autodefiniva un “Incel” e seguace della “Red Pill Theory”, argomenti che affronteremo in questo articolo.
Cos’è un Incel
Partendo dalle basi il termine Incel è una crasi dei termini inglesi “involuntary celibate” che in italiano può essere tradotto come “celibe involontario”.
Wikipedia la descrive persino come una subcultura (un insulto alle subculture) ma, in realtà, è un gruppo di spostati misogini che, invece di fare un minimo di autoanalisi, danno la colpa alle donne della loro insoddifazione.
L’ideologia incel
La base dell’ideologia Incel, in realtà, è un cane che si morde la coda. È misoginia e sessismo che, eventualmente, creano ancora più misoginia e sessismo.
C’è chi la vorrebbe definire un disagio mentale da curare, un po’ come gli hikikomori, ma credo che non dovrebbero essere neanche accostati e raccolti nella medesima pagina.
Le radici degli Incel nella Rape culture
L’ideologia Incel affonda le sue radici nella rape culture, nell’idea che le donne siano state create per far provare piacere agli uomini e, quindi, quando si rifiutano di farlo, sono da togliere di mezzo.
Queste persone pensano che a loro il sesso sia dovuto, come una sorta di diritto di nascita. Perché visto che sono nati maschi, etero e bianchi, pensano di dover ottenere con minimo lavoro tutto quello che vogliono.
Le narrazioni malate
Un esempio lampante, che la cronaca di questo paese ha succhiato fino all’osso da un punto di vista narrativo, ma non ha mai capito completamente è stato il caso di Elisa Pomarelli.
La Pomarelli ha trovato la morte, nel 2019, per mano di un amico (come lei lo considerava) che covava un’ossessione nei suoi confronti. Ad Elisa, però, piacevano le donne e quindi il suo assassino sapeva di non avere nessuna speranza. E questo non gli andava bene.
Quest’uomo la riempiva d’attenzione, aveva deciso di aspettarla, in caso lei avesse cambiato gusti e quando ha capito che non sarebbe successo, ha deciso che il suo tempo sulla terra era finito.
I fiocchetti sul femminicidio
Per quanto la storia di cronaca, come molti altri casi di femminicidio, sia disturbante, è stato peggiorato dai titoli di giornale. L’assassino, nel giro di un paio di link, è stato rappresentato come un “eroe romantico”. Un povero ragazzo con il cuore spezzato e la vittima la strega cattiva che, nonostante le sue attenzioni, non aveva ricambiato i suoi sentimenti.
Come se le donne fossero libere sì, ma solo nelle scelte che si concludono a vantaggio degli uomini.
Non persone
In queste chat di Telegram, la terra di nessuno dell’instant messaging, alle donne veniva fatto riferimento come “NP”, acronimo di “non persone”.
“Le donne moderne sono delle tro*e, senza sentimenti, delle bambole di carne da sterminare”. Queste erano le parole utilizzate per definire le donne.
NON è un caso isolato
L’evidente disagio mentale di questo ragazzo (che non aveva niente a che fare con il suo “celibato involontario”) ha dato il solito twist alla narrazione. Non essendo noi (fortunatamente) abituati a parlare di terrorismo interno e, soprattutto bianco, siamo troppo suscettibili alla narrazione del “caso isolato”. Cosa che, ad esempio, gli americani non possono più permettersi di fare.
Se riusciamo a dare la colpa alla sanità mentale della persona in particolare, se possiamo dire che “vabbè, ha perso la testa”, allora il sistema rimane forte e non dobbiamo mettere in dubbio il modo in cui cresciamo i nostri figli e insegniamo ai nostri adolescenti.
Questo ragazzo ha 22 anni. È nato alle soglie del nuovo millennio e, probabilmente, non è nato misogino, razzista e antisemita. Ma ci è diventato.
Il bisogno di comunità
Questo tipo, su Telegram, aveva raggiunto un gran numero di seguaci che lo incitavano, gli davano ragione e mettevano il carico da novanta a tutte le sue inclinazioni.
Si autodefiniscono Incel e Redpillers. Un modo per fare comunità e darsi man forte l’uno con l’altro, peggiorando l’odio e, sicuramente, per sentirsi meno soli nei loro pensieri.
La Red Pill Theory
Ma cosa è la Red Pill Theory? Perché sì, signori, queste persone hanno anche le loro teorie sociologiche. Sia chiaro, però che non tutte le persone che credono nella Red Pill Theory sono necessariamente Incel. Magari ce li avete anche seduti alla scrivania accanto, a lavoro o nel gruppo di amici.
La RPT crede nella fondamentale diversità biologica tra uomo e donna, che vede le donne più skillate da un punto di vista relazionale. La RPT critica aspramente il movimento di liberazione sessuale delle donne avvenuto negli anni ’60 perché ha dato la libertà alle donne di scegliere il proprio partner.
E se le donne possono scegliere i loro partner sessuali, quindi, hanno troppo potere.
LMS Theory
La RPT si lega a doppio nodo con la LMS Theory, cioè la Look, Money, Status. Secondo questa teoria i principi di scelta del partner sessuali non sarebbero l’amore, l’interesse, il feeling e la chimica. Bensì la prestanza fisica, i soldi e lo status.
Iniziate a visualizzare, nella vostra testa, i vari amici che avete frequentato nella vostra vita che, almeno una volta, hanno detto: “Alle donne piace il macchinone”.
Sì, se possiamo guidarlo.
Il potere sessuale delle donne
Le donne vengono viste come le detentrici del potere sessuale. Di essere quelle che possono decidere se il tipo di turno batterà chiodo, oppure no. E questa è una cosa inaccettabile per questi uomini che, come dicevo all’inizio, pensano che le donne debbano loro il corpo e il sesso.
Ancora una volta, come dicevamo anche la scorsa settimana, non è questione di sesso, ma di potere.
Se fosse stato questione di sesso, il problema degli Incel sarebbe stato facilmente risolvibile.
Esistono donne che decidono di offrire dei servizi legati alla sfera sessuali in cambio di denaro. A queste donne non importerebbe il loro conto in banca, solo il prezzo pattuito e il rispetto. Non le importerebbe della macchina che li ha portato fin lì e neanche del loro status sociale.
Ma perché questo metodo, vecchio come il mondo, non viene utilizzato?
Perché l’idea di dover pagare una donna per una cosa che dovrebbero ottenere di diritto li fa uscire fuori di testa.
E perché non è il sesso ad essere il problema qui. È il potere.
Il potere di poter scegliere il partner sessuale che più ci aggrada senza chiederci se l’interesse è reciproco. L’incapacità di accettare che le donne hanno libertà di scegliere e non scegliere. E, soprattutto, di non scegliere loro.
In questo problema possiamo vedere come il modo patriarcale di crescere i ragazzi non fa altro che tornare a morderci il sedere. Ai ragazzi non viene insegnato ad accettare i rifiuti, senza che ne venga letalmente colpita la loro autostima. Senza che cerchino di incolpare l’esterno di qualsiasi feedback negativo che ricevano.
Viene loro insegnato che loro “possono avere quello che vogliono” se solo lo vogliono abbastanza, senza però insegnar loro l’autostima, la self confidence e lo star bene nella propria pelle e con le loro emozioni. Senza insegnare loro che non bisogna essere per forza il maschio alpha, che non devono rispondere ad uno stereotipo di uomo patriarcale, che non fa mai bene a nessuno.

E fidatevi che quando Lana e Lilly Wachowski hanno pensato alla “Pillola rossa” non era a queste stronz*ate che si riferivano.
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