Bandiera trans

Le Terf NON sono femministe. L’oppressione sotto mentite spoglie

Chi mi conosce non direbbe che sono un’estremista, ma in alcuni casi lo sono. Io non parlo con i fascisti, con i razzisti, con le persone misogine, con le Terf (Trans Exclusionary Radical Feminist) e con le Swerf (Sex Worker Exclusionary Radical Feminist).

Perché, vi chiederete (forse). Perché non è un mio compito fargli cambiare idea. È un emotional labor che non voglio assumermi, perché ne uscirei malconcia e, dopotutto, non c’è niente di cui parlare. O sei con me o sei contro di me.
Ho iniziato ben presto a riempirvi di sigle, ma è proprio delle Terf che voglio parlare oggi.

Elliot Page e le Terf

La settimana scorsa la notizia che ha coinvolto l’attore di “Juno” e “The Umbrella Academy”, Elliot Page ha mobilitato quelle persone che, di solito, stanno rinchiuse nell’ombra come avvoltoi in attesa della preda.
Page, con una lunga e sentita lettera indirizzata ai suoi fedeli fan, ha fatto coming out come transgender. Ha parlato del suo difficile percorso di realizzazione ma della grande gioia che ha provato arrivando alla sua verità, e ha chiesto gentilezza e supporto. Solo questo.

Le Terf dell’ArciLesbica Nazionale

La notizia è stata accolta in modo sorprendentemente positivo da fan e media. È stato possibile vedere, anche nei media italiani, l’uso di terminologie non idonee e del suo deadname. Ma in altri casi abbiamo visto un’attenzione sempre maggiore a cercare di utilizzare il lessico adatto, con più o meno successo.

Se non potevamo aspettarci niente di meglio dal Corriere della Sera, c’erano più aspettative nei confronti dell’ArciLesbica Nazionale che, con un post volgare e sarcastico, ha voluto sottolineare la sua opinione riguardo l’identità di genere di Page.

Non è la prima volta che questa associazione si dichiara “scettica”, o meglio “contraria”, alle persone transgender, che siano essi FtM o MtF.
E sono queste, amic* mi**, quelle che vengono chiamate Terf.
Sì, forse è nato come termine neutro, con lo scopo di descrivere, ma no, per me è un insulto.
Sia chiaro, se ti chiamo terf, ti sto insultando.

Terf: trans exclusionary radical feminist

Le terf, o Trans Exclusionary Radical Feminist, sono quelle persone (non le voglio chiamare femministe, perché non lo sono), che escludono le donne e gli uomini transgender dalle dinamiche politiche femministe.
È un tipo di pensiero che nasce negli Usa tra gli anni ’70 e ’80 e da lì non si è mosso neanche di un centimetro. Queste persone pensano che le donne trans siano uomini che “scimmiottano” le donne cisgender. E che gli uomini trans siano donne che preferiscono rigettare la propria femminilità per cercare il privilegio maschile.

L’associazione ArciLesbica Nazionale, oltre ad essere apparsa su diverse testate nazionali per comizi assolutamente transfobici tenuti durante vari e diversi Gay Pride in giro per l’Italia, si è anche dichiarata contraria alla legge Zan, richiedendo una modifica del testo di legge.
Con un comunicato stampa, infatti, l’associazione aveva richiesto di eliminare la terminologia “identità di genere” e inserire “transessualità”, altrimenti «si permette a chiunque di autocertificarsi con un sesso diverso da quello con cui è nato. Un uomo può dichiararsi donna, una donna può dichiararsi uomo, a prescindere dalla realtà del corpo.»

Manca il terreno comune

Non si può discutere, con queste persone, perché manca il terreno in comune.
Per queste persone le donne non sono altro che la loro biologia. Io sono donna perché ho un apparato riproduttore femminile, un utero, i cromosomi XX.
Ma le donne sono molto di più del loro corpo e della loro biologia.
Per questo motivo non si usa più il termine “transessuale” e si preferisce utilizzare il termine “transgender”.
È una corrente di pensiero che vuole la distruzione della costruzione sociale del genere, ma dall’altra parte non fa altro che ragionare per binarismi.
Sono anche contrari all’utilizzo del termine “cisgender” per definire la concordanza tra sesso biologico e identità di genere, preferendo terminologie come “donna-nata-donna”, il che sottende che una donna trans, non nata donna, non sia davvero una donna.

È ovvio, però, che persone che non riescono a comprendere la complessità del genere (e non ci provano neanche), non riusciranno mai a comprendere come essere trans non abbia niente a che fare con la “costruzione sociale del genere”, ma che sia un qualcosa di innato.

L’empatia ci salverà dalle Terf

Come ho ripetuto in altre occasioni, l’empatia sarà l’unica cosa a salvarci.
Non possiamo passare un giorno nelle scarpe di qualcun altro, a volte non possiamo neanche capirlo, ma non importa. Empatia significa avvicinarsi al vissuto delle persone, anche quando la nostra ideologia non ce lo rende facile.
Dobbiamo fidarci delle esperienze e del vissuto di altre persone. Se viviamo solo all’interno di noi stessi rimarremo grandi solo quanto il nostro corpo.
Parlano di autodeterminazione, le femministe radicali, ma scuotono la testa quando una persona trans decide di autodeterminarsi.

L’autodeterminazione

Lo stesso ragionamento, completamente fallato, viene utilizzato anche nei confronti delle sex workers. Le Swerf (sex worker exclusionary radical feminist) si oppongono alla partecipazione delle donne nella pornografia e nella prostituzione.
Per quanto tutte le femministe si battano contro l’oggettificazione e lo sfruttamento delle donne, le Swerf non sono in grado di rispettare la volontà di autodeterminazione delle donne che scelgono liberamente di praticare un lavoro legato al mondo del sesso.

Ripetere alle donne che scelgono liberamente di essere sex workers che, in realtà, non lo vogliono davvero e che si “stanno facendo sfruttare”, è offensivo. Offensivo nei confronti delle sex workers e anche nei confronti di chi è davvero sfruttato.
La lotta, senza se e senza ma, contro il mondo del sesso a pagamento non fa altro che allontanare ancora l’ipotesi di una legalizzazione della prostituzione. Unico e vero sistema per aiutare le donne sfruttate e regolarizzare un mondo senza regole.

La deriva puritana e right-friendly

La deriva puritana e bigotta delle Terf le ha portate, troppe volte, ad avvicinarsi a gruppi religiosi e tendenti politicamente a destra, tanto che è difficile distinguerli, come ci spiega questa divertente vignetta.

Sei vittima, se lo dico io

Queste persone hanno creato il loro femminismo ad hoc, e chiunque non sia d’accordo con loro è “vittima” del patriarcato.
Una parte importante del femminismo intersezionale si dichiara sex positive.
Per sex positive si intende l’idea di allontanare una volta per tutte il sesso dalla concezione negativa e colpevolizzante nei confronti delle donne.
Per le Terf il mondo del sesso è alla mercé dell’uomo, quindi la donna che “si presta” a pratiche considerate “degradanti”, è una donna oppressa. La donna, quindi, non può davvero godere del sesso, perché tutto quello che fa lo fa solo per il piacere maschile.

Il “femminismo” che opprime le donne

Che sia chiaro, nessuna delle istanze delle terf “colpisce” gli uomini. Potrebbero esistere come non esistere, per gli uomini cisgender, e niente cambierebbe.
Ogni volta che le Terf aprono la bocca sono le minoranze a soffrirne.

Queste “femministe” quindi, non sono altro che un ulteriore sistema di oppressione da affiancare al patriarcato e ai maschilisti.
Siamo femministe davvero quando riusciamo a capire che, con il nostro comportamento, possiamo alleviare l’oppressione ma anche crearla.
Con questi giudizi, pregiudizi e ideologie che non trovano riscontro nella realtà non si fa altro che produrre nuova oppressione sulle donne e sulle persone transessuali. Quindi, stiamo creando nuova oppressione su persone già discriminate e vittime di violenza machista.

Si dimentica ancora l’intersezione tra i diversi livelli di oppressione, preferendo creare un’ideologia semplice e lineare per chi non ha voglia di pensare troppo e di mettersi in discussione.
Non è altro che white “feminism”, che ancora non ha capito il proprio livello di privilegio.

Ma come sono state messe da parte quelle vecchie femministe che discriminavano in base all’etnia e all’orientamento sessuale, sono sicura che ci lasceremo alle spalle anche queste persone. Persone che rifiutano di comprendere il vissuto delle donne e degli uomini trans che, dopotutto, l’unica cosa che chiedono è gentilezza e supporto.

Lo so che questi argomenti possono essere ostici. Io stessa continuo ad informarmi e a studiare per cercare di spezzettare, piano piano, la formazione mentale che viene dal vivere in una situazione eteronormativa, prevalentemente cisgender e privilegiata. Ma abbiate pazienza e ascoltate i vissuti delle altre persone, è l’unico modo.

Vorrei infine lasciarvi con una citazione famosa e importante:

Donne non si nasce, lo si diventa.

Simone De Beauvoir

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