La Santa Sete - Francesco De Santis

La Santa Sete, un ritrovo familiare nel centro storico di Sora

Ormai, quello con i Racconti d’impresa è un appuntamento fisso e questo giovedì non fa eccezione. Ma chissà, con tutto questo leggere vi sarà venuta sete. Una Santa Sete!
Ebbene sì, quest’oggi vi rinfreschiamo, in questa calda estate italiana, raccontandovi la storia di Francesco de Santis e del suo locale dal nome… divino!
In tanti, probabilmente lo conosceranno già, posizionato a ridosso del centro storico e lungo le sponde del fiume Liri. Un punto di ritrovo per giovani e giovanissimi che vogliono trascorrere la serata in un luogo familiare e allegro. Sempre con la battuta pronta e il sorriso sulle labbra, Francesco porta avanti questa attività dal 2012.
Ma quella di oggi è una realtà totalmente trasformata rispetto ai suoi primi anni di vita. Scopriamo insieme la Santa Sete di ieri e di oggi, attraverso le parole del suo esuberante proprietario.

La Santa Sete - Ingresso

La Santa Sete, la rinascita di un luogo di ritrovo

Nata nel 2012, la Santa Sete si è evoluta e dagli originari due soci che l’hanno vista nascere, oggi abbiamo Francesco a raccontarci qualcosa della sua attività.

Io ero stanco del lavoro precedente. Facevo il consulente del lavoro. All’inizio ero con un socio ed è stato lui a trovato questo posto, una volta sede del pub River Street. L’idea mi piaceva. Siamo partiti un po’ per gioco anche col sostegno di Fabrizio, ex gestore del pub Down Town. Abbiamo aperto il 15 agosto ma ci ha portato benissimo. Siamo andati avanti così per 2 anni, però avevamo due visioni diverse. Inizialmente questo aveva rappresentato il nostro punto di forza, poi, col tempo, è diventata una debolezza. Così ho deciso di riacquistare il negozio e di andare da solo, con le mie forze.

La scelta di un nome “divino”

Non abbiamo potuto non domandarci l’origine di un nome così originale e vincente come la Santa Sete.

Il nome è venuto fuori per puro caso. Agli inizi avevamo appuntato una quindicina di nomi, anche suggeriti dagli amici, uno degli ultimi era il Gatto e la volpe, ma ci dava l’impressione di essere un nome più da trattoria, da osteria.

Come accade nelle migliori occasioni, Francesco si è trovato al posto giusto al momento giusto.

La Santa Sete ci è venuto per caso. Ero davanti al vecchio bar del mio ex-socio e un ragazzo stava bevendo una birra. Era talmente assetato da averla bevuta così velocemente che chi era con lui ha esclamato “questa è sete santa!”. Sono rimasto folgorato e sono corso a dirlo al mio socio. Stavamo cercando un nome facilmente ricordabile e quando abbiamo pensato alla Santa Sete non ce n’è stato più per nessuno. Anzi, non si sa come non sia venuto in mente a nessuno, a Roma.

Francesco de Santis

Un luogo di ritrovo nel centro cittadino

La Santa Sete si trova nel centro cittadino di Sora. Posizione che ha rappresentato un grande vantaggio, almeno agli inizi.

Il fatto di trovarmi in centro mi ha agevolato all’inizio ma oggi mi trovo a dire che è tutto relativo. Il Down Town non si trova in centro ma lavora benissimo ed ha un gran bello spazio a disposizione. Se tornassi indietro, forse sceglierei sempre questa zona ma mi sposterei di un paio di centinaia di metri più fuori, per avere più di spazio.

Il fatto di trovarsi sul lungofiume regala alla Santa Sete uno scenario ideale per delle serate all’aria aperta.

Per me tanti locali dovrebbero nascere sul lungo fiume per il colpo d’occhio e la famosa ‘movida’. Il mio locale è molto piccolo ma mi ha giovato dal punto di vista tecnico. Ho una clientela formidabile di giovanissimi, nessuno arriva ai 18 anni. Poi ci sono quelli con fascia d’età superiore che vengono più tardi.

La Santa Sete e la scelta di puntare sulla birra artigianale

Nonostante sia partito con birre commerciali molto famose, come la Augustiner, negli anni Francesco ha puntato sempre più sull’artigianale. Dapprima con dei piccoli esperimenti con birrifici locali, poi con la collaborazione duratura con Francesco di Palma di Deep Beer.

Francesco come un pugile ha lavorato ai fianchi per due anni proponendomi le sue birre artigianali. Negli anni ha fatto un grande salto di qualità ma per convincermi dei suoi prodotti, doveva realizzare una Pils. Cosa che ha fatto. Ormai siamo alla terza cotta e la qualità delle sue birre sale ogni volta di più. E’ stato lui ad iniziarmi alle birre artigianali locali. Adesso La Santa Sete una selezione di 30 birre diverse e posso dire di essermi dato alla birra artigianale proveniente da tutta Italia.

Interno La Santa Sete

La collaborazione per promuovere i prodotti di qualità

Alla Santa Sete non manca mai il movimento grazie alle serate a tema organizzate da Francesco. Un’occasione per promuovere prodotti di qualità del territorio.

Abbiamo organizzato dei micro-eventi con Francesco (di Palma). Le persone sono abituate a trovare dei panini particolari, nuovi, per quell’evento. In questo caso ci buttiamo su prodotti locali. Il nero casertano, l’hamburger di chianina, la cotoletta panata, sono tutti prodotti della zona che solitamente prendiamo dalla Bottega del Macellaio di Casalvieri.  Le salse, invece, sono di Homemade.

Ma noi italiani non siamo secondi a nessuno nemmeno quando si parla di innovazione in fatto di birre.

Noi siamo bravi a fare la birra. Attualmente ho solo un birrificio britannico che è il top, ma poi ho solo birra italiana. Si dice che tra un paio di anni surclasseremo gli Stati Uniti nella produzione artigianale. Le IGA sono quelle a base di vino e sono birre fatte in Italia. Adesso sono gli altri che copiano noi. Si fa cultura della birra!

La Santa Sete - esterno

La quarantena della Santa Sete

La quarantena ha picchiato duro con tutti e Francesco non fa eccezione.

Ero preoccupato per i miei genitori e già la domenica precedente alla chiusura io avevo deciso di non riaprire. Quando si è capito che le cose sarebbero andate avanti per un bel po’ sono entrato in un limbo. L’incertezza però c’era. Date le disposizioni obbligatorie per il distanziamento e le dimensioni della Santa Sete, ho pensato che non avrei mai potuto riaprire.

Fortunatamente il momento di scoraggiamento è passato e Francesco è ripartito con grande carica.

La risposta alla ripartenza è stata ottima. Gli amici, i clienti, hanno risposto benissimo ma le forza dell’ordine ci hanno messo i bastoni tra le ruote nonostante il distanziamento sociale. Ci sono stati dei clienti che hanno voluto aiutare pagando più la consumazione. Non ho accettato ma ho apprezzato molto il gesto perché si capisce l’affetto dei clienti e il sostegno morale a quello che facciamo.

Immagini scattate dal fotoamatore Alberto Mantova.

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