In rete, considerano Occhi del Cuore acqua passata, senza sapere cosa vogliono blaterano sempre di futuro e Occhi del cuore è il passato!
Boris 3, monologo La Locura
Renato, svegliati, serve qualche cazzo di futuro!
Io parlo della Locura, Renè! La Locura, la pazzia!
La tradizione, come la chiami tu, però con una bella spruzzata di pazzia.
Il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes. In una parola: Platinette!
Perché Platinette di assolve da tutti i nostri mali, da tutte le nostre malefatte.
Sono cattolico, ma sono giovane e vitale perché mi diverto con le minchiate il sabato sera.
Ci fa sentire la coscienza a posto Platinette, questa è l’Italia del futuro!
Un paese di musichette mentre fuori c’è la morte!
È questo che devi fare tu! Occhi del cuore con le sue pappardelle, con le sue tirate contro le droghe, contro l’aborto ma strana, colorata, luccicante frociaggine.
Smaliziata, allegra, come ’na cazzo de lambada, è la Locura, René, è la cazzo de Locura se l’acchiappi hai vinto!
E Sanremo l’ha acchiappata questa Locura, non vi so dire se abbia vinto o meno, ma l’ha acchiappata.
Anche Willie Peyote che con la sua Mai dire Mai (La Locura) si è infilato in una meta-realtà, l’ha criticata sul suo stesso palco ma, in qualche modo, ne è entrato a far parte.
Era voluto, non lo era? Quello che è vero però è che se non puoi battere il nemico, puoi sempre unirti a lui e distruggerlo (??) dall’interno.
Il Sanremo più giovane mai visto. Gli ultra cinquantenni che piangono sulle pagine piene di errori di battitura del Corriere della Sera, perché il festival non li rappresenta.
Ma non preoccupatevi, c’è la Palombelli per voi.
Questo è il futuro, a quanto pare.
Le questioni da affrontare con uno sguardo di genere sul Festival di Sanremo del 2021 sono davvero parecchie, ma io non ho molte battute a mia disposizione, quindi farò una cernita.

Willie Peyote a Sanremo
Willie Peyote, all’anagrafe Guglielmo Bruno, è un rapper vecchio stile che ha trovato la sua identità con un’intelligente ibridazione con l’indie/cantautoriale.
Bravo, bravissimo, ma con quel “piccolo” difetto che hanno un po’ i cantanti rap: il tentativo costante di riportare un po’ di quello swag sessista americano nei suoi testi.
Con una padronanza della lingua pazzesca è entrato ben presto nei miei consigliati di Spotify e ho apprezzato molto la sua musica, fino a quel giorno in cui ho sentito C’era una Vodka.
Bevi e siamo tutti un po’ più amici
Willie Peyote, C’era una Vodka
Bevi perché dici che ti aiuta e ti cura le ferite
Che dimentichi una lite e se c’hai l’ansia rende mite
E poi ti aiuta ad approcciarti con le fighe
O per far sembrare figa l’unica che te la da
Che poi trombarsi un cesso in fondo è già un successo
Che se ti viene da sboccare almeno c’ha un’utilità
Il mio senso di colpa è tornato a galla. Tipo quel momento in cui Fleabag, nell’omonima serie disponibile su Amazon Prime, dice: sono una cattiva femminista?
No, non sei una cattiva femminista se apprezzi la musica di un cantante che occasionalmente scrive cose del genere, ma crea sicuramente un precedente, e non si può fare finta di niente.
È come evitare l’elefante nella stanza, no?
È proprio con questi termini che in un’intervista su Canale di Venti, alle domande asettiche di Sofia Viscardi risponde al perché, come primo verso della sua canzone ci sia proprio la citazione dello Sceneggiatore di Boris.
“Italia, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte!”
La citazione, riletta in quest’epoca, fa sicuramente riferimento alla pandemia di Coronavirus che sta colpendo senza sosta il nostro paese.
Sempre in questa intervista a Willie viene data la possibilità di spiegare la frase del suo pezzo sanremese, che ci porta finalmente al punto.
La paternale
“Non ho capito in che modo twerkare vuol dire lottare contro il patriarcato”.
Willie spiega che il riferimento era diretto a Sanremo 2020, in cui Elettra Lamborghini con la sua Musica (e il resto scompare) ha portato un po’ della sua cultura americanizzata sul palco dell’Ariston con un twerk “censurato”.
Willie spiega di sapere che il twerk è uno dei tanti simboli della liberalizzazione del corpo femminile. Dice anche di sapere quanto sia importante nella cultura in cui è nato, quella afro-americana. Ma ci fa un po’ di paternale (un altro vizietto) dicendoci: ma ve li scegliete bene i simboli?
Insomma perché Elettra Lamborghini ha “twerkato” sul palco di Sanremo, è diventata automaticamente un simbolo del femminismo e della liberazione del corpo femminile.
Willie ha chiesto alla Lamborghini se è quello che vuole essere? Lo sapete quanto è dura essere considerate un simbolo del femminismo?
Willie ha forse chiesto alla popolazione femminile italiana se ritiene la Lamborghini una rappresentante massima delle istanze femministe? Non credo.
Forse un twerk a volte è solo un twerk?
Willie si riprende però. Dice: “Io non voglio dire niente a nessuno. Io mi faccio delle domande”.
Domande che non si fa in privato, come il resto delle persone, ma le mette in un testo. E perdonatemi se mi sembra un po’ una furbata, una sorta di tirare la pietra e nascondere la mano. Scusate se mi sembra solo l’ennesimo esempio di un uomo che cerca di dirci come si combatte il patriarcato nel modo giusto.
Willie ha portato la Locura a Sanremo, criticandone ogni parte nella canzone, costruendo la canzone perfetta a cui l’italiano medio di turno direbbe “Sìsì, ha proprio ragione”. Ma proprio come la Locura suggerisce, Sanremo si è lavato la coscienza dandogli il Premio della Critica Mia Martini.

La Locura colpisce ancora
Platinette! Ecco qual è la risposta trovata dallo Sceneggiatore di Boris alla caduta nel dimenticatoio della fittizia soap Occhi del cuore.
L’utilizzo di un personaggio controverso, simpatico, che piace pure a quelli a cui non apprezzano la sua musica o la sua arte, è un tocco da maestro.
Dopo aver “sconvolto” tutti durante le performance di Sanremo 2020, Achille Lauro è tornato come “ospite speciale”.
Se prima avevano cercato di imbrigliarlo, adesso gli hanno chiesto di “correre libero”. Una serie di look meravigliosi, di concetti altrettanto meravigliosi, giorno dopo giorno, distrutti dall’ ironia di poco successo di Fiorello.
“Achille Lauro ha detto che a lui piacciono tutti, io mi accontento della metà”, dice durante i primi 10 minuti della prima serata con una cameratesca pacca sulla spalla all’imbarazzato Amadeus.
Se da una parte la presenza di Lauro dà la possibilità di portare sul palco dell’Ariston concept di un futuro ancora non abbastanza prossimo, dall’altra la sensazione che si stesse usando la sua persona per “ripulire” il festival e dargli una ventata queer mi ha accompagnato fino alla fine.
Credo che dalla stessa sensazione provenga anche la considerazione di Daniele Biaggi, editor di Quid.media, che parla di queerbating, riguardo il caso di Lauro a Sanremo e della sua comoda ambiguità.
Il merito di Lauro è sicuramente quello di rompere, finalmente, con il binarismo di genere che intacca ogni parte della nostra vita. È un attacco deciso, e non subdolo, alla mascolinità tossica.
Ma è un po’ come il trend di qualche tempo fa in cui giovani ragazzi etero su TikTok si mettevano la gonna per convincere possibili partner della loro “apertura mentale”.
Forse anche Sanremo ha invitato Lauro per convincere di essere, finalmente, nel futuro?

La DonnaVeraTM della Palombelli
La risposta all’ultima domanda è no.
No, perché poi ci ha pensato la nostra Barbara Palombelli a riportarci nel buco nero del sessismo benevolo.
Come da ormai tradizione (iniziata l’anno scorso con il monologo di ben altro calibro di Rula Jebreal) anche quest’anno c’è stato il “discorso alle donne”.
Un festival presentato da uomini, creato da uomini, che si pulisce ancora una volta la coscienza.
La Locura, no?
Ci racconta le donne italiane?
Questo, in particolare, era dedicato alle ragazze, alle donne, alle donne italiane (solo italiane?).
Mamme, nonne e figlie che accudiscono, donne che tengono insieme la famiglia, che tengono aperte le scuole (i tablet?).
Donne che devono lavorare e studiare fino alle lacrime (per ottenere quello che gli uomini ottengono senza lacrime).
Per cosa, chiederete? Cosa se non ottenere la stima degli uomini della propria vita, perché che vita sarebbe, altrimenti?
Lavorate e studiate per un sogno? No, solo per ottenere legittimazione.
Poi arrivano le inesattezze, la confusione, le supercaz*ole. Luigi Tenco che “gioca” con la pistola e la frase del secolo “noi dovevamo combattere per i nostri diritti, voi ve li avete già trovati già fatti” (ma l’italiano?)
Ah sì, Palombelli? Lo dici alle donne che vivono in un paese in cui la percentuale di medici obiettori è del 70%?
Lo dici alle donne che nelle Marche stanno combattendo contro politici bigotti e fascisti?
Grazie signora Palombelli, per i diritti, ma ora tocca a noi difenderli CON UN SORRISO, perché non sia mai che ci facciamo vedere arrabbiate.
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