Jannik Sinner

Jannik Sinner, una Pasqua amara per un domani (ci si augura) più dolce?

Nella tarda serata pasquale, Jannik Sinner ha disputato la sua prima finale di un torneo Masters1000 a Miami (Florida). Uno dei più giovani al mondo a farlo ed il più giovane a raggiungere questo risultato in Italia. Prima di lui solo Fabio Fognini che nel 2019 ha disputato il match conclusivo del torneo 1000 di Montecarlo. A fargli compagnia, a livello internazionale, invece dei mostri sacri del tennis: Andrè Agassi, vincitore nel 1990 a 19 anni, Rafael Nadal, finalista nel 2005 a 18 anni, e Novak Djokovic, vincitore nel 2007 a 19 anni. Per darvi la misura dello spessore di questi atleti, insieme possono vantare 3 medaglie olimpiche, 46 tornei dello Slam, 88 Masters1000.

Purtroppo l’epilogo non è stato quello che ci si augurava alla vigilia del match. Il giovane atleta italiano è stato sconfitto dal polacco Hubert Hurkacz, in due set, in meno di due ore di gioco, con il punteggio di 6-7(4-7) 4-6. Avversari sul campo per un giorno ma amici e compagni di doppio abitualmente, a Jannik Sinner è mancata la benzina e la concentrazione che una finale richiede. Diciamolo chiaramente. Non è stata una bella partita e l‘altoatesino è stato troppo falloso, cosa che ha pagato con il risultato finale. Ma una sconfitta può vanificare l’ottimo lavoro fin qui svolto?

Jannik Sinner e la solidità mentale

La solidità mentale è necessaria in campo, specie nei momenti salienti, quelli che determinano l’andamento di una partita, ma anche nella sconfitta. La maturità di saper dire: “Non si diventa così rapidamente un cuoco. Io credo di essere cresciuto nelle ultime tre settimane, ma questo non vuol dire che io abbia finito di pelare patate e carote. Mi piacerebbe essere già lì a impiattare, ma adesso è impossibile”, vuol dire avere consapevolezza di sé. Vuol dire sapere di essere giovane, di avere molto da imparare, di aver fame di vincere e sapere che, pur avendo guadagnato una finale, non ci si può considerare arrivati.

Sono stata molto criticata sui social per questa affermazione ma continuo a ritenerla valida. Jannik Sinner, anche nella sconfitta, continua a dimostrare una forza mentale come pochi altri nella storia del tennis italiano. Non è un caso che a livello maschile – quello femminile è tutta un’altra storia se pensiamo alle fantastiche quattro: Sara Errani, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Francesca Schiavone – fatichiamo a trovare nomi in grado di rivaleggiare. Non che non ci siano stati giocatori di talento, assolutamente (!), ma non questa forza di volontà?

Non si può guardare al passato però…

Difficile trovare paragoni e sicuramente è sbagliato farne rispetto al passato. Altri tempi, altre racchette ed altre prestazioni fisiche. Ma la testa… Quella o ce l’hai o non ce l’hai e questo giovane, Jannik Sinner, sembra avere tutte le carte in regola per fare bene. Gli esperti, quelli che di tennis di capiscono (e tanto) ritengono che questo sport sia per l’80% fatto di testa. Poi vengono il talento, la preparazione atletica e tanto tanto allenamento.

È un caso che Rafael Nadal sia quello che noi tutti conosciamo? Nonostante le gravi mancanze che aveva a inizio carriera, specialmente sul rovescio e sul servizio, entrambi poco incisivi, lavorando su se stesso è riuscito a migliorare e colmare le lacune. Un grande esempio sportivo, quello del maiorchino, per tutti gli appassionati di tennis e non solo.

Jannik Sinner: sarà per la prossima volta

Purtroppo questa domenica la forza mentale di Jannik Sinner è venuta meno e sono venuti fuori tutti i suoi 19 anni di età. È giovane Jannik e checché ne dicano i suoi detrattori, il talento c’è. Ma non siamo nemmeno ciechi di fronte ad una prestazione in chiaroscuro. C’è tanto da lavorare ed il tennista altoatesino è sempre stato il primo a confermarlo. Però la sua presentazione è una bella boccata di ossigeno e fa ben sperare, non solo per il suo futuro – gli auguriamo ogni bene per la sua carriera, sia che raggiunga il livello dei Fab Four, come auspicano molti, sia che rimanga ai vertici pur non brillando – ma per l’intero movimento tennistico nazionale.

Avere un ragazzo giovane in grado di trasmettere valori sportivi positivi come la passione, la costanza, la consapevolezza dei propri pregi e dei limiti, il rispetto per gli avversari, sono un buon esempio per i ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo sport. Probabilmente i colpi di testa e la rivalità tra Björn Borg e John McEnroe sono rimasti nella storia del tennis eppure neanche Roger Federer e Rafael Nadal non sono stati da meno sul campo, pur mantenendo sempre un comportamento impeccabile ed un grande rispetto reciproco.

Uno sguardo fiducioso al futuro

Jannik (23) non è la risposta a tutti i mali, anche perché ci sono tanti altri bei nomi a fargli compagnia: Berrettini (10), Fognini (18), Sonego (34), Travaglia (69), Caruso (87), Musetti (90), Mager (91), Cecchinato (93), Seppi (96). Dieci tennisti italiani tra i primi 100 della classifica Atp, mai così tanti nella storia del tennis maschile italiano. Tutti usciti dalla fucina del movimento voluto e costruito negli anni da Filippo Volandri.

Nella conferenza del giorno dopo Jannik ha ammesso i propri errori e le sue debolezze. “Quando hai 19 anni, o vinci o impari. Ovviamente avrei voluto vincere, ero un po’ nervoso ieri e oggi all’inizio del match. Semplicemente non era il mio giorno“. Ma ha dimostrato, ancora una volta, la sua fame di atleta alla ricerca del successo. “Sono venuto qui con l’idea di vincere, visto che Rafa, Novak e Roger non avrebbero giocato. Sono venuto qui con l’idea di vincere e, partita dopo partita, di controllare il gioco. Adesso è difficile parlare della finale, ci sono ancora dentro con la testa. Ma penso di poter imparare molto“.

Insomma, una sconfitta che fa male a Sinner, forse un po’ più a coloro che lo volevano già sull’Olimpo del tennis, ma che siamo certi possa dargli la motivazione, la fame necessaria a costruire le vittorie di domani. Sicuramente questo ragazzo, al di là del risultato tennistico, assieme agli altri nomi presenti in classifica, può fare molto bene all’intero movimento nazionale. A partire dai piccoli circoli locali.

Immagine di copertina: Letto Quotidiano

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