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Il sessismo da difesa. Quando l’attacco più facile è la misoginia.

Quello che io definisco sessismo da difesa è quella pratica per cui se non si sa come difendersi o non si conoscono contro argomentazioni valide in un contraddittorio, si scade negli insulti sessisti, razzisti, abilisti, omofobi.

F******g B***h

Un esempio evidente, negli ultimi giorni, è stato il caso portato in Parlamento dall’attivista e congresswoman Alexandria Ocasio-Cortez. AOC ha denunciato commenti sessisti da parte di un collega repubblicano, Ted Yoho, che le ha dato della “F******g B***h” in seguito ad un suo discorso sulla correlazione tra povertà e criminalità organizzata.

AOC ha portato il problema in Parlamento, dove era giusto discuterne, facendo un discorso illuminante e di impatto. Un vademecum per scovare il sessismo da everyday life e su come stanare finte scuse che si nascondono dietro a “Io non sono sessista. Ho una moglie e delle figlie”.

Alexandria Ocasio-Cortez durante il suo discorso in Parlamento il 23 luglio 2020

Esempi nostrani di sessismo da difesa

Esempi evidenti, comunque, sono forti e importanti anche qui da noi, ma non vengono gestiti altrettanto bene.
Possiamo ricordare, ad esempio, l’accoglienza del post su Instagram che ritraeva la deputata Maria Elena Boschi in barca con i “compagni” di partito. La problematicità della foto risiedeva nella dimostrazione di benessere economico in un momento così duro per il Paese. Ma, soprattutto, nell’evidente assembramento di persone, tutte, ovviamente, senza mascherina.
Le critiche, quelle legittime, erano sicuramente su queste argomentazioni ma non sono mancati attacchi personali che riguardavano il corpo della deputata. Inoltre, se andiamo a farci un giro sul profilo Instagram della Boschi possiamo trovare con un click commenti del tipo “Che bella topolona” e “Bella figa con la frangetta, dedicati alla moda che è meglio…”

Il post in cui la Boschi è stata taggata è stato rimosso dopo poco. Questa immagine proviene dal Corriere della sera

Attacchi alla persona fisica

Questi attacchi alla persona fisica della Boschi (che non sono certamente di nuova fattura: ricordiamo infatti il Cosciometro de Il fatto quotidiano) e alla sua professionalità, in realtà non fanno altro che scostare l’attenzione dal vero problema (l’assembramento e il non uso delle mascherine di protezione). E hanno portato Maria Elena Boschi ad utilizzare a suo favore gli evidenti insulti sessisti per evitare di prendersi la responsabilità dei propri comportamenti.
In un’intervista al Corriere della Sera la Boschi rivendica il diritto di “essere giudicata per ciò che faccio in Parlamento, non per il colore del mio costume a Ischia”. Un punto di vista assolutamente valido ma che le ha dato la possibilità di evitare la domanda dell’intervistatore che le chiedeva, in soldoni, se fosse stato necessario andare in barca in piena pandemia. La risposta è stata “Altri hanno fatto peggio e noi non lo diciamo perché siamo migliori e diversi”.

Il femminismo non è un’arma da usare quando fa comodo

Il femminismo, l’autodeterminazione, e il sacrosanto diritto a non vedere commenti del genere non possono essere utilizzati solo quando ci fa comodo. Il femminismo e l’autodeterminazione non funzionano solo quando ci permettono di vivere la nostra vita al di là delle critiche. Contando, inoltre, che la Boschi non riporta queste convinzioni nel suo lavoro: la politica. Italia Viva, il partito della Boschi, si è autodefinito il primo partito femminista di Italia, ma non ha fatto lontanamente abbastanza per portare questa vuota affermazione alla realtà. Inoltre, è anche grazia a Italia Viva che la legge Zan contro l’omofobia ha ricevuto una battuta di arresto.

Il caso Boldrini

Lo sappiamo che le donne, soprattutto le donne in politica, attirano molto facilmente insulti sessisti. E chi può saperlo meglio di Laura Boldrini, la deputata che nel 2013 venne eletta Presidente della Camera dei Deputati. Da lì ha inizio il suo incubo.
La terza donna nella storia italiana ad ottenere questo posto, ha fatto capire ben presto quali erano le questioni importanti per lei: la parità di genere, combattere l’omofobia, il razzismo, mettere un freno all’hate speech su Internet, condannare il revenge porn.
“Mi hanno attaccata perché parlo ad alta voce” ha detto la Boldrini durante un’intervista al programma HardTalk di Zeinab Badawi sulla BBC (che vi consiglio di recuperare qui)
Nell’intervista la Boldrini racconta la terribile domanda posta da Beppe Grillo sul blog del Movimento 5 Stelle che recitava “Che fareste in auto con la Boldrini?”
Il post è stato velocemente cancellato in seguito alla serie di commenti vergognosi, che incitavano alla violenza e allo stupro.

Laura Boldrini con Zeinab Badawi in una puntata di HardTalk sulla BBC

Non è una questione politica

Per non farne una questione politica (perché, badate bene, non lo è) l’ex Presidente della Camera racconta di come Matteo Salvini, all’epoca Ministro degli Interni, abbia tirato fuori una bambola gonfiabile durante un comizio e abbia detto “Assomiglia alla Boldrini”.
La Boldrini accusa Matteo Salvini di utilizzare il sessismo come un’arma politica, ed ha ragione, ma non è solo Salvini il problema. Il sessismo è il porto sicuro di chi non sa navigare.
Nel momento del vuoto mentale, in cui non si riescono a trovare delle vere e proprie argomentazioni politiche o, ancor più di frequente, quando le argomentazioni politiche non sono abbastanza forti, si punta all’effetto shock.
Utilizzare l’ironia (l’evento della bambola gonfiabile è stata fatta passare per una “battuta” e Salvini non si è mai scusato per quell’uscita), mettere in dubbio la professionalità, giudicare le scelte di vestiti (la Boschi e la Bellanova ne sanno qualcosa), fare commenti sul fisico (l’Azzolina vi dirà qualcosa a riguardo), sono dei metodi già comprovati.

Matteo Salvini con la bambola gonfiabile. Immagine presa da Milano Repubblica

Il sessismo fa parte del pacchetto della donna-politica?

Badawi, portando esempi di altre politiche da tutto il mondo (Hillary Clinton durante la campagna elettorale del 2016; Julia Gillard, ex primo ministro australiano che, in questo magnifico discorso, stende tutti), chiede alla Boldrini se è questo che le donne devono sopportare per far parte della vita politica del paese.
Sì, fa parte del pacchetto. Deve essere sopportata? Assolutamente no.
Bisogna parlare, denunciare, stampare nella testa delle persone che non va bene.
La Boldrini la chiama una “forma di intimidazione” che impedisce da sempre alle donne di entrare in politica.
Le donne in politica, come in tutte le altre posizioni di potere, sanno che, nonostante l’impegno, le idee e il lavoro, con la loro sola presenza stanno offrendo a chiunque ne voglia approfittare, delle armi.
Perché il loro corpo è utilizzato come arma contro di loro.
Parlereste se, davanti ad una presa di posizione sicura, vi sentisse risponde un «boh, forse c’avrà il ciclo
Parlereste se, durante un contraddittorio, tutto si potesse risolvere con un «è solo una s****a acida
O se davanti a posizioni anti-razziste si rispondesse «eh, se le piacciono così tanto è perché…»

Post su Facebook dell’ex sindaco di Pontinvrea in provincia di Savona che è stato condannato ad un risarcimento per aver scritto questo commento

Nessun via libera

Ma ho paura di fare un errore. Ho paura che riportando queste notizie legate al mondo politico (anche se, lo ricordo, di politico non hanno nulla), dia un bel lasciapassare per il sessismo da difesa nella everyday life.
Lo vedo tutti i giorni, non solo in politica. Anche nelle piccole discussioni quotidiane, si utilizzano domande come «Ma che hai il ciclo, oggi?» o ci si toglie dall’impiccio del contraddittorio con «Tu sei matta.».
È normale che quando siamo nel mezzo di una discussione si vada per la giugulare e, non importa quanto si è progressisti, si è sentito sempre utilizzare insulti come “Ri***dato”; “Fr*cio”; “Autistico”; “Femminuccia” in una chiave negativa o altri insulti simili.
Ma non va bene e ammetterlo è il primo passo.
Siate creativi: trovatene altri, di insulti.

Immagine di copertina: Photo by Marco Oriolesi on Unsplash.

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