Chi legge questa rubrica sa che, verso la fine dei miei articoli, c’è sempre o quasi un paragrafetto solitario che parla di come anche gli uomini vengono feriti dal patriarcato. Anche gli uomini, infatti, hanno bisogno del femminismo. Cerchiamo di capire il perché.
Il femminismo non è una guerra tra sessi
Troppo spesso, quando si parla di femminismo, gli ignoranti la considerano come una guerra tra sessi. C’è sempre qualcuno che, nei commenti Facebook (il mio inferno personale) di qualsiasi post che parla di donne o femminismo, inneggia al “sessismo al contrario”.
Come se, dichiararsi femministe, sottendesse un odio profondo verso gli uomini. Certamente sottende un odio nei confronti di uomini che avallano atteggiamenti ed espressioni che intendono mantenere intatto lo status quo per continuare a godere di un privilegio non guadagnato.
Ma femminismo in cui credo io, il femminismo intersezionale non vuole ingaggiare una guerra alla supremazia. Vuole lavorare insieme al fine ultimo di distruggere i paradigmi del patriarcato, che hanno imprigionato nelle loro maglie sia uomini che donne.
Le differenze di educazione
Si vede già dalla più giovane età. Le bambine vengono educate a mostrarsi dolci, accomodanti e sensibili; i bambini invece devono nascondere per bene le loro emozioni e dimostrarsi assertivi.
Non possono esprimere liberamente le proprie emozioni senza essere appellati come delle “femminucce” o, nei casi più soft, vengono invitati a comportarsi da “ometto”.
Gli uomini di domani, quelli che non piangono neanche se messi sotto tortura, sono il risultato di questi metodi diversificati di educazione. Sono gli uomini incapaci di entrare in contatto con le proprie emozioni e necessità profonde.
I modelli tossici
I bambini sono invogliati ad essere spigliati, sicuri di sé e sono subito sessualizzati con le frasi orribili che sentiamo dire anche a bambini molto piccoli come: “Sarà uno sciupafemmine” o simili.
Questi sono dei modelli assolutamente tossici, che vengono inculcati nella mente dei ragazzi fin dalla più giovane età.
Questi sono i modelli, inoltre, che creano il perfetto partner abusivo.
Educare ad accettare il rifiuto e il fallimento
I ragazzi non vengono educati a ricevere un rifiuto, né a reggere un fallimento.
Sono dei campioni, i cocchi di mamma, che non possono fare niente di sbagliato nella vita.
Non possono fallire.
Vengono istruiti ad una struttura eteronormativa di vecchio stampo, in cui la donna fa i lavori di casa e l’uomo deve provvedere alla famiglia e ai figli e, se non è in grado di farlo, è un fallito.
In una situazione come quella degli ultimi 10 anni, caratterizzata da una crisi occupazionale ed economica, non ci dovrebbe stupire vedere i dati riguardo il numero di suicidi tra gli uomini tra i 35-50 anni.
I ragazzi non vengono abituati a chiedere aiuto, il ché diventa un problema quando si ha a che fare con problematiche di salute mentale come depressione e ansia.
La consapevolezza non ti rende meno colpevole
Il patriarcato è anche responsabile dei casi di femminicidio e di violenza domestica. Badate bene, non è una giustificazione per questi uomini che si sono macchiati di crimini imperdonabili. La vita è una scelta. Al di là di quello che ci è stato inculcato.
Voglio solo dire che la società non ha insegnato agli uomini a ricevere no. Sono richiamati invece a far parte di un certo stereotipo, quello del “maschio alpha”, dell’“uomo che non deve chiedere mai”. Il semplice utilizzo della parola “no” sembra un attacco personale e viene seguito dalla difesa.
“Chi ti credi di essere!”
I ragazzi sono educati a “lavorare incessantemente” per ottenere quello che vogliono, sia nel lavoro che nella vita privata. Gli viene mostrato un modello di uomo che non ha sfumature e, quando non riescono a rispondere a quel modello, diventano frustrati. Frustrati da chiunque, secondo loro, non gli permetta di ottenere quello che vogliono.
Le donne, di solito.
Pensiamo agli Incel, per esempio, uomini che hanno difficoltà nelle relazioni con le donne e che incolpano la società e le donne stesse.
Il rifiuto porta a rabbia, gelosia, invidia e alla necessità di dover fare qualcosa per ottenere quello che si vuole con qualsiasi mezzo.
Ma sia chiara una cosa, come dice la famosa citazione di Eliezer Yudkowsky: “Hai tu la personale responsabilità di diventare più etico della società in cui sei cresciuto“.
Gli uomini hanno bisogno del femminismo, punto
Non siamo qui a porci domande. Noi dobbiamo essere fortemente consapevoli che gli uomini hanno bisogno del femminismo.
Mentre le regole sociali che vengono imposte alle donne sono più chiare e alla luce del sole (grazie alle donne che ne parlano) quelle degli uomini rimangono nell’ombra. Gli uomini più sensibili al problema le percepiscono, ma non possono dirlo ad alta voce, comunicarlo. E può essere pericoloso.
Gli abusi non denunciati
Anche gli uomini, infatti, possono essere vittime di abusi domestici, di aggressioni, stalking e stupro. Tutte pratiche di violenza che spesso vengono considerati un problema solo femminile. Non lo è.
Se il numero di denunce per le donne è ancora troppo basso, lo è ancora di più quello degli uomini. Sempre a causa della narrazione del “maschio alpha”, dell’ipersessualizzazione e dei modelli tossici di cui abbiamo parlato, si pensa che gli uomini non possano subire violenza sessuale. Perché, tanto, a loro piace.
O che, grazie alla loro forza fisica, non possano essere vittime di abusi domestici.
Non è così. E gli uomini non denunciano per paura di sembrare “poco uomini”, di non essere creduti o di essere derisi.
Il mio inferno personale
Fermiamoci un attimo, però. Diffidate di ogni uomo che, ogni volta che si parla di femminicidio o di violenza sulle donne, risponde dicendo “Eh, ma la notizia del mese scorso in cui un uomo veniva picchiato dalla moglie, nessuno l’ha condivisa” (ve l’ho già detto che Facebook è il mio inferno personale?).
Non è una gara. Non è questo il punto.
Il punto è di credere ad entrambi e proteggere entrambi.

Il femminismo ha bisogno di loro…
Dirò una cosa molto dolorosa: abbiamo bisogno degli uomini, nel femminismo. Questo perché, anche combattendo tutti i giorni, strenuamente, la nostra sarà una società patriarcale ancora per molto, molto tempo. Per questo motivo abbiamo bisogno di uomini che lavorino al nostro fianco, per combattere quelle maglie che ci tengono assoggettati e creare una nuova generazione di uomini pronti a stare dalla parte dell’uguaglianza.
Il sei politico non basta più
Molti uomini che conosco non sono sessisti. Non dicono cose sessiste e credono nell’uguaglianza di genere. Ma lì finisce il loro lavoro e questo, nel 2020, suona un po’ come un sei politico, come una vittoria a tavolino, come un’alzata di spalle. Non è abbastanza.
“Gli uomini che vogliono essere femministi non hanno bisogno di ricevere spazio nel movimento femminista. Devono prendere il loro posto nella società e renderlo femminista”.
Kelley Temple, femminista inglese, traduzione mia
Consigli di lettura
Per un approfondimento che io non posso raggiungere, vi consiglio la lettura dei libri del blogger, attivista femminista Lorenzo Gasparrini. In particolare i testi “Perché il femminismo serve anche agli uomini” e “No. Del rifiuto, di come si subisce e di come si agisce e del suo essere un problema essenzialmente maschile”.
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