Grande muraglia verde

Grande muraglia verde, una barriera difensiva contro l’avanzata del Sahara

8000 chilometri di lunghezza per 15 di larghezza: è questo il profilo disegnato per la grande muraglia verde in via di creazione nell’area del Sahel. L’iniziativa non è di recente invenzione. Già dal 2007 se ne parla concretamente e si è cominciato a lavorare a livello politico e operativo, per raccogliere sempre più adesioni tra gli Stati africani. Lo scorso gennaio, nel corso del vertice One Planet per la biodiversità è stato annunciato un nuovo stanziamento. Del valore di circa 14 miliardi di dollari, questo investimento servirà a dare nuovo impulso all’iniziativa.

L’obiettivo è quello di arginare l’avanzata della desertificazione di quell’area attraverso la piantumazione di nuovi alberi. L’acacia risulta essere la specie prescelta, molto resistente ai climi aridi e in grado di immagazzinare grandi quantità di acqua nelle radici. Ma non si tratta solo di questo. Attraverso il rinverdimento di questa area cuscinetto si spera di fornire maggiori opportunità lavorative alle popolazioni locali, scongiurando l’immigrazione, con tutto ciò che ne consegue.

Grande muraglia verde, la politica a lavoro

Al momento sono doversi gli Stati che hanno aderito alla Great Green Wall tra i quali molti della regione sahelo-sahariana: Algeria, Burkina Faso, Benin, Ciad, Capo Verde, Gibuti, Egitto, Etiopia, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Gambia, Tunisia.

Ovviamente, come già sottolineato in un articolo passato sulla nascita dell’area di libero scambio africana, non c’è possibilità di realizzare un progetto così ambizioso senza la collaborazione e senza la pace. L’Africa è notoriamente una polveriera a causa dei continui scontri tra le tribù e del fiorire di molti gruppi jihadisti. Insomma, c’è bisogno di stabilità politica e sociale affinché progetti avveniristici e costosi possano vedere la luce.

Grande muraglia verde, un progetto a lungo termine

Vi abbiamo parlato della conferenza di gennaio e di avvio dei lavori già dal 2007 ma la storia della grande muraglia verde affonda le proprie radici più indietro nel passato.

Un’idea che nasce oltre 60 anni fa, quando Richard St. Barbe Baker, nel 1952, durante una spedizione nel, propose di realizzare una “barriera verde” per contrastare l’avanzata del deserto. L’idea è stata poi riproposta nel 2002 al summit di N’Djamena (Ciad) in occasione della Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità. È stata approvata dalla Conferenza dei capi di Stato e di Governo della Comunità degli stati del Sahel e del Sahara nel corso della loro settima sessione ordinaria tenutasi a Ouagadougou (Burkina Faso) nel 2005.

(greenme.it)

Sebbene si tratti di un progetto a lungo termine che impiegherà anni per vedere la sua completa realizzazione, alcuni risultati cominciano già a farsi notare. In Nigeria, ad esempio, sono stati ripristinati 5 milioni di ettari di terra degradata; le autorità senegalesi hanno piantato alberi resistenti alla siccità su circa 12 milioni di ettari di terra; in Etiopia sono stati ripristinati ben 37 milioni di ettari di terreno.

Dare il buon esempio

Nonostante l’iniziativa promossa dall’Unione Africana (AU) riguardi soprattutto gli Stati del Sahel, molte altre nazioni del continente hanno deciso di seguire lo stesso esempio per iniziative simili.

In un certo senso è quello che stanno tentando di fare anche diverse aziende e startup come Treedom, decidendo di piantare alberi in vari stati africani. Un modo per aiutare il suolo, favorire il mantenimento della biodiversità, dare lavoro alle comunità locali e quindi aiutare anche l’economia.

Insomma, l’Africa vuole creare una barriera difensiva che attraversi undici Paesi diversi, su un’area che accoglie 228 milioni di abitanti e che si estende su 780 milioni di ettari. Secondo le previsione, con questo progetto si riuscirebbe a recuperare il 21% del suolo desertico, riconvertendolo in terreno coltivabile. Attenzione però alla biodiversità! Non sempre rimboschimento e piantumazione di nuovi alberi significa salvaguardare l’ambiente e gli animali che lo abitano.

Immagine di copertina: Foto di Olivier Bory da Pixabay.

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