Libertà di stampa nel mondo 2020

Giornata mondiale libertà di stampa: il punto di Reporter sans Frontières

Come ogni anno Reporter sans Frontières (RsF) ha pubblicato il suo report sul World Press Freedom Index. Piccoli segnali incoraggianti per l’Italia. È quello che possiamo leggere tra le righe del rapporto del collettivo che promuove la libertà di stampa nel mondo. Non è un caso che proprio oggi, abbia voluto dedicare spazio a questo tema. Il 3 maggio si celebra la giornata mondiale della libertà di stampa e ho ritenuto giusto onorare la ricorrenza attraverso il lavoro di questi colleghi. A guidare la virtuosa classifica ci sono sempre i Paesi scandinavi. Norvegia, Finlandia e Danimarca sono le tre Nazioni che compongono il podio mentre al quarto posto troviamo la Svezia. Buona parte delle prime 15 posizioni sono occupate da Stati europei ad eccezione della Giamaica (sesta), Costa Rica (settima) e Nuova Zelanda (nona). Invece come risulta classificata l’Italia?

La libertà di stampa in Italia

Rispetto al 2016, ultima volta in cui mi sono occupata del tema, l’Italia ha scalato la classifica di ben 36 posizioni. Un netto balzo in avanti dall’allora 77imo posto sino al 41imo in questo 2020. Dal rapporto, si legge, che in Italia permangono ancora molti rischi per chi svolge il lavoro di giornalista, specie da parte di organizzazioni criminali. Ad oggi sono 20 i cronisti sotto scorta ma, le condizioni sono migliorate rispetto al recente passato.

Nel complesso, i politici italiani sono meno virulenti nei confronti dei giornalisti rispetto al passato, ma il giornalismo rischia di essere compromesso da alcune recenti decisioni del governo”.

Parere che ci ha fatto salire la classifica di due posizioni rispetto al 2019. Ma le cose, per quanto siano più positive nel nostro Paese, così come in Europa, possono migliorare. Come il report ci ricorda, nel nostro continente sono 3 i cronisti uccisi in tre anni.

Libertà di espressione nel mondo

Ad oggi, ci dice RsF, ci sono 10 giornalisti uccisi nel mondo nel 2020. La situazione più grave in Iraq con tre cronisti morti. Gli altri operavano tutti in Paesi difficili: Messico, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Somalia e Siria. Sono 231 quelli invece incarcerati mentre 115 sono i cittadini giornalisti in prigione in questo momento. Accanto a loro non bisogna dimenticare gli assistenti che rischiano la vita assieme ai reporter. Uno tra questi è rimasto ucciso mentre svolgeva il suo lavoro ed altri 14 sono in carcere. Le situazioni peggiori continuano ad essere quelle del Medio Oriente e del Nord Africa ma l’area che ha visto l’aumento maggiore è quella Asia-Pacifico. L’Australia, ad esempio, è crollata dal 5 al 26imo posto della classifica. Tiene il continente americano nonostante Usa e Brasile stiano diventando modelli di ostilità nei confronti dei media. Sempre molto complicata la situazione in Africa.

Fenomeni che minacciano il giornalismo

Quali i fattori che determinano questo generale peggioramento della libertà di stampa nel mondo? I giornalisti di RsF hanno individuato alcuni elementi determinanti. Primo fra tutti la crisi geopolitica. Regimi totalitari, autoritari e gruppi populismi premono per sopprimere il pluralismo a vantaggio di una visione personale. Si aggiungono l’assenza di una regolamentazione adeguata sull’utilizzo dei mezzi informatici oltre ad un’atavica crisi di fiducia nei mezzi di informazione. Ma più in generale la crisi della democrazia oltre a quella economica, sono elementi centrali nella definizione di questi fenomeni che possiamo definire globali. Quella per la libertà di stampa è una sfida che non conosce fine. Da europei, come evidenziato, possiamo ritenerci fortunati ma non si può abbassare la guardia. Non bisogna dimenticare che a pochi passi da noi l’Ungheria di Viktor Orban sta segnando un importante passo indietro. A noi tutti, quindi, il compito di continuare a lottare.

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