Negli ultimi mesi, ormai, avrete imparato a conoscere un po’ i miei gusti in fatto di libri. Ma non vi ho ancora mai parlato della mia folle passione per le distopie. Fahrenheit 451 di Ray Bradbury di cui vi parlerò oggi, è fra queste. Cosa sono le distopie? A dispetto delle utopie, in cui si immaginano mondi e società perfette, nelle distopie, la realtà è tutt’altro che perfetta. Forse i più conosceranno 1984 di George Orwell da cui è scaturita la figura del Grande Fratello, eppure, l’opera di Bradbury, non è da meno. In entrambi i casi parliamo di due società fortemente controllate, dittatoriali, in cui anche l’informazione manca di libertà. Analogie che non si fermano solo alla rappresentazione della società distopica. I due protagonisti, entrambi uomini, Winston Smith e Guy Montag, sono parte del sistema. Un sistema che decidono di rinnegare e di aggirare.
Fahrenheit 451 e la missione di Guy Montag
Guy Montag nella sua vita lavora come pompiere. Ma nel mondo di Fahrenheit 451 i pompieri sono conosciuti come la “milizia del fuoco” ed invece di spegnere gli incendi, li appiccano.
Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse.
(Guy Montag, Fahrenheit 451)
Queste le parole con cui si apre il libro mentre cominciamo a conoscere il protagonista della vicenda. Ma a cosa appiccano fuoco? Cosa c’è di più pericoloso in una società dittatoriale se non la cultura, il pensiero critico? E’ così che Montag ed i suoi colleghi, per lavoro, incendiano le case di coloro che nascondono libri. Ad aiutarli nel loro lavoro un Segugio, un cane meccanico che fiuta i sovversivi, li scova e, in caso facciano resistenza, li sbrana. Il principale passatempo degli abitanti è la tv, i cui schermi occupano la maggior parte delle pareti delle case, per una “esperienza” totalmente immersiva.
Una totale adesione alle convinzioni della maggioranza
Montag ci viene presentato come un uomo interamente dedito al suo lavoro. Un lavoro che svolge con orgoglio. La giustificazione per tali atti criminosi? Prevenire una fantomatica guerra contro un nemico sconosciuto. Il nostro protagonista, nonostante una vita vuota al fianco di una moglie, Mildred, ancora più vuota, trova gioia solo nel suo lavoro e nel senso di potere che ne deriva. Eppure, le sue convinzioni cominciano a vacillare. Cosa porta delle persone a nascondere dei libri in casa, a rischio della propria vita? Cosa li porta a sacrificare l’intera esistenza per salvare delle pagine stampate? L’incontro con la sua giovane vicina di casa, Clarisse, che non ha televisioni in casa, che comunica con la sua famiglia, che non frequenta la scuola, lo sconvolge. Montag comincia a porsi delle domande sul senso della vita e comincia a mutare anche il suo sguardo sul mondo.
Controcorrente
Montag si rende conto che quella che vive non è una vera vita e che forse c’è qualcosa di più oltre quello che il Governo e la tv propinano alla popolazione. Si domanda cosa abbiano i libri di così interessante. Ma sono proprio questi dubbi che decreteranno la sua “fine”. Fahrenheit 451, oltre ad essere una distopia, è un libro sociologico. Ci fa riflettere sulla necessità di avere una cultura, un immaginario collettivo. Sottolinea (qualora ce ne fosse bisogno) quanto la cultura sia nemica dei sistemi dittatoriali perché ci libera dal pensiero unico. Non può esserci critica laddove non c’è una riflessione. Cancellare la memoria storica, la memoria collettiva, per riscriverne una nuova, soggiogandoci al pensiero unico, è questo l’obiettivo del Governo di Fahrenheit 451. Ma se i libri sono il grande ostacolo, i libri (non in senso fisico) possono essere la soluzione. Una lettura che consiglio ASSOLUTAMENTE!!!
Immagine di copertina: Foto di Jonny Caspari su Unsplash.
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