Dopo estenuanti mesi di campagna elettorale, finalmente le elezioni presidenziali Usa ci hanno fornito un nome: Joe Biden ha prevalso rispetto al suo sfidante e Presidente uscente, Donald Trump. Uso l’aggettivo estenuante perché nonostante la nostra appartenenza al vecchio continente, l’attenzione dei media e l’attesa per questa elezione si è sentita (forse) più di quelle nostrane. E i risultati si sono fatti comunque attendere per giorni. Il covid19 ha giocato un ruolo preponderante anche su questo punto: molti americani hanno scelto di votare per posta per evitare di recarsi ai seggi. Sono proprio i voti per posta ad aver ribaltato la situazione a favore del candidato democratico, portando alla situazione di stallo che si sta vivendo in queste ore. A dispetto del risultato del voto, Trump non vuole ammettere la sconfitta e minaccia conseguenze legali (anche se finora ha raccolto solo un pugno di mosche). La sua accusa? Brogli elettorali ed irregolarità nel voto postale.
Elezioni presidenziali USA: chi la fa l’aspetti! Si può dire?
Nonostante le accuse di Trump, non ci sono evidenze circa i brogli elettorali ai quali allude. Anzi, stando a delle ricerche condotte negli Stati Uniti che ci riporta un articolo de Linkiesta, il rischio di errori o imprecisioni nel voto per posta negli USA è dello 0,0000007 percento. Dato stabilito da uno storico di frodi comprovate in un arco di tempo di 36 anni. Quello che invece è evidente è la spintarella avuta da Trump quattro anni fa dalla Russia. A dirlo non è Il Reporter cinico ma la Commissione Intelligence del Senato, a maggioranza repubblicana, costituita per investigare sui risultati elettorali del 2016. Allora Trump sfidava Hillary Clinton, la quale accettò con garbo la sconfitta. Eppure dopo 3 anni di indagini, la Commissione ha stabilito che il cosiddetto Russiagate non è frutto dell’invenzione dei media. L’ingerenza del Cremlino a favore di Trump c’è stata eccome. Fa sorridere l’idea che Trump gridi al complotto quando la sua Presidenza è frutto di stratagemmi (per non dire intrallazzi) della comunistissima Russia.
L’incapacità di accettare il responso delle urne
Come anticipavo poc’anzi, dall’annuncio della vittoria di Biden, negli USA si è venuta a creare una fase di stallo. Leggendo quanto riportato dai media americani, Trump si rifiuta di accettare la sconfitta e di compiere i soliti gesti di rito post elezione. Primo fra tutti il discorso in cui accetta la resa e la canonica telefonata di congratulazioni tra vincitore e sconfitto. Il Presidente uscente si aggrappa con tutte le sue forze all’idea che i brogli dei democratici verranno svelati così da poter confermare il vero vincitore: Trump stesso. A seguirlo in questa crociata milioni di elettori repubblicani che sono scesi in strada, i più armati fino ai denti, per protestare contro i presunti brogli e sostenere il proprio candidato. Non dello stesso avviso i media americani i quali hanno scelto di censurarlo in diretta tv.
Dopo i due Papi, i due Presidenti…
Che Donald Trump non abbia una personalità equilibrata è stato detto più volte in questi anni da autorevoli professionisti, preoccupati della sua salute mentale. Ovviamente quello che conosciamo è il suo personaggio pubblico, non sappiamo se il suo comportamento differisca e di quanto nel privato, rispetto alle sue esternazioni pubbliche. Tuttavia in quattro anni ha dato mostra di mancanza di empatia, del rispetto delle regole, bassa soglia di attenzione e di incapacità di controllo degli impulsi. Profilo che ha portato 18.000 psicologi a firmare una petizione in cui si sottolineava quanto Trump fosse inadatto a ricoprire la carica di Presidente degli USA. Con questa sconfitta da riprova della sua incapacità di gestire la frustrazione ed accettare che le cose possano andare in maniera differente dai programmi. Ma, brogli o no, i giorni da inquilino alla Casa Bianca di Trump sono quasi giunti al termine.
Immagine di copertina: Foto di Clay Banks su Unsplash
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