Due pesi e due misure: riconosciamo i doppi standard quando parliamo di genere

Recentemente ho avuto la possibilità di parlare con una manager aziendale, in una posizione di responsabilità, nei suoi cinquanta. Il suo lavoro l’ha portata in diversi paesi europei ed extra-europei, quindi ha avuto la possibilità di farsi in un’idea piuttosto chiara di che cosa voglia dire essere una donna in un mondo (lavorativo e non) principalmente maschile.
Uno degli argomenti che abbiamo affrontato insieme è stato quello dei doppi standard.

Cosa sono i doppi standard

Cosa sono i doppi standard? È quella pratica di giudicare diversamente due persone che si comportano nello stesso modo. Il giudizio, infatti, viene corrotto e reso non oggettivo da una serie di pregiudizi, o bias, preesistenti.

Questi pregiudizi possono scaturire da esperienze personali, certamente, ma il più delle volte sono pregiudizi che si basano su stereotipi.
Gli stereotipi non sono di per sé malvagi. Socialmente ci aiutano a destreggiarci nella vita, nel riconoscere situazioni con cui non ci rapportiamo tutti i giorni, o situazioni nuove. Ma gli stereotipi diventano negativi se vengono utilizzati come motivazioni per giustificare un pregiudizio e, quindi, attivare un tipo di comportamento altrettanto negativo nei confronti di chi rappresenta tale stereotipo.

La manager con cui ho parlato mi ha raccontato che, nei suoi viaggi, ha visto fin troppe donne assumere delle caratteristiche maschili. Come se, in qualche modo, ci si aspettasse da loro lo stesso tipo di comportamento. Su questo ho già scritto qualcosa qui.
Ma comunque, anche assumendo quelle caratteristiche che sono, stereotipicamente maschili, non riuscivano ad ottenere gli stessi feedback dai pari o dai sottoposti.
Infatti, il primo tipo di doppio standard di cui vorrei parlare oggi riguarda l’utilizzo di alcune parole e di come cambino significato se affibbiate a uomini o donne.

Doppi standard sul lavoro

Sul posto di lavoro se un uomo è autoritario è un uomo forte. La donna, invece, è “nazista”, una “stron*a”.
Se un uomo è deciso, la donna è isterica.
Se un uomo decide di trasferirsi per lavoro, sta mantenendo la propria famiglia. Se lo fa la donna è una madre snaturata, che non tiene davvero ai propri figli.
Se un uomo è iperfocalizzato sul lavoro, è una persona in carriera e di successo.
Se lo fa una donna, è un’egoista a cui non frega niente della famiglia.
Se un uomo guadagna meno della moglie è un imbarazzo. Se la donna guadagna di meno è perfettamente normale.
Se un uomo ha raggiunto una posizione apicale, è competente. La donna è andata a letto con qualcuno…

Per quanto la situazione gender gap nelle corporate italiane sia molto più grave di altre europee, questo genere di doppi standard superano ogni confine e non incontrano muri.

Doppi standard nel sesso

Ci sono anche altri ambiti in cui i doppi standard sono importanti e pervasivi, basti pensare alla sfera sessuale.
Una delle frasi che andavano molto di moda quando ero adolescente era: una chiave che apre molte porte è fichissima, una porta che si fa aprire da molte chiavi fa schifo.
Un modo disgustoso per dire che una donna che decide di far sesso con molti uomini è una poco di buono, ma un uomo che fa sesso con molte donne è un figo.
Già all’epoca, per quanto fossi una ragazzina, riuscivo a rendermi conto della problematicità di questa frase. Questo vuole forse dire che non è entrata nella mia testa? Se dopo più di dieci anni la ricordo ancora, forse qualcosa è rimasto.

Allo stesso modo, se una ragazza decide di non fare sesso con nessuno, per qualsiasi motivo, è una “brava ragazza” e ha “la testa sulle spalle”. Mentre se è un ragazzo a decidere per l’astinenza, ha qualcosa che non va, non è un “vero uomo” e altre sciocchezze.

Se una donna di mezza età seduce un ragazzo più giovane, lui è fortunato, è un boytoy. Se un uomo di mezza età seduce una ragazza giovane, è un maniaco, oppure lei è una sugar baby, cioè ha qualche tipo di ritorno economico dalla relazione.

Doppi standard nella vita famigliare

Doppi standard come questi si possono trovare in tantissimi altri lati della nostra vita, ad esempio, nella vita familiare.
Va bene per una ragazza essere legata ai propri genitori e magari continuare la convivenza anche oltre i trenta, oppure non avere un proprio mezzo di trasporto (stereotipo dovuto anche al fatto che le donne trovano più tardi degli uomini la stabilità economica).
Se un ragazzo a trent’anni vive con i genitori e non ha una macchina, è uno sfigato.

Un uomo può decidere liberamente di non sposarsi e di non far figli. A quarant’anni diventi lo scapolo d’oro, il lupo solitario, l’uomo indipendente.
Se la donna decide di non sposarsi e di non fare figli è di conseguenza egoista, oppure nessuno la vuole per un suo “difetto di fabbrica”.

Il problema della violenza domestica

Se in mezzo alla strada vediamo una ragazza mentre viene presa a schiaffi dal suo fidanzato, probabilmente ci fermeremmo per aiutarla (lo spero, almeno). Se invece fosse la ragazza a schiaffeggiare il suo fidanzato, cosa faremmo?
Forse non ci fermeremmo, per non rischiare di ferire la mascolinità del ragazzo che, dopotutto, dovrebbe sapersela cavare da solo, no?
O forse ci metteremmo a ridere, ridicolizzando la situazione.

Anche gli uomini, come le donne, sono vittime di violenza domestica e violenza perpetuata dal partner.
Vi inserisco qui dei dati, perché sono gli unici di cui possiamo fidarci (se riusciamo a leggerli in modo oggettivo).
A volte questi discorsi vengono utilizzati nel pieno spirito del benaltrismo. Un modo per invalidare la sofferenza di migliaia di donne che subiscono violenza sessuale, violenza domestica, stalking e simili. Sì, anche gli uomini soffrono di tutto questo. Se ancora le denunce da parte di donne sono bassissime, quelle da parte degli uomini sono ancora più basse.
Ma non denunciano a causa della società civile che ancora giudica, ridendo, quando pensa ad un uomo che viene schiaffeggiato da una donna, o quando non crede che la violenza psicologica delle donne sia solo “Eh, queste donne eh che sono un po’ mattarelle” e non una vera e propria violenza.

Ho solo citato alcuni (qui e qui altri articoli) dei doppi standard che tutti dobbiamo affrontare tutti i giorni. Forse neanche importa più di tanto. Non voglio creare chissà quale rivoluzione, ma solo rendere coscienti le persone di quanto le proprie parole e le proprie considerazioni tocchino gli altri.
Ma ci sono situazioni in cui i doppi standard fanno fisicamente del male e trattengono la nostra società in un livello troppo basso.

Lascia un commento