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Covid19 e mondo del lavoro, i dati dell’Istat per l’Italia

La crisi morde. Ci insegue. Ci vuole sopraffare. Dopo dieci anni di difficoltà l’Italia stava cominciando a registrare timidi segni di ripresa. Eppure eccoci di nuovo al punto di partenza. Che dico!? Forse ci troviamo in una situazione addirittura peggiore rispetto a quella scoppiata nel 2008. Questa volta a colpire ci ha pensato un nemico invisibile che con economia e finanza non ha nulla a che fare. Un piccolo virus sbucato fuori improvvisamente in un angolo della Cina che sta stravolgendo il mondo. Le conseguenze di questa emergenza le stiamo pagando tutti. In primis coloro che ci hanno lasciato improvvisamente, vittime del covid19. Ma tanti altri, pur non essendo stati contagiati dalla malattia, stanno subendo dure conseguenze. Mi riferisco alle attività commerciali, agli imprenditori, artigiani, agricoltori e tanti altri che si vedono franare la terra sotto ai piedi e rischiano di non rientrare nel mondo del lavoro.

Il mondo del lavoro: settore turistico

Estetiste, parrucchieri così come tutti quei lavori che richiedono un contatto ravvicinato stanno riscontrando i problemi maggiori per la ripartenza. Non sono da meno anche i liberi professionisti che hanno visto svanire le proprie fonti di guadagno a fronte di un esile supporto statale. Di certo uno dei comparti maggiormente colpiti è quello turistico di cui ancora non si conoscono i futuri sviluppi. L’Istat ha stimato che nel trimestre marzo-maggio 2020 il settore avrebbe registrato 81 milioni di presenze nel nostro Paese (il 18,5% dell’intero anno). Di questi, il 23% delle presenze annuali di stranieri ed il 20,5% delle presenze annuali nelle strutture alberghiere. Il tutto si traduce in una perdita di 9,4 miliardi di euro per quanto riguarda i turisti stranieri, cioè il 21,4% della loro spesa annuale. Numeri che ci dicono qualcosa ma non tutto. Non bisogna dimenticare le conseguenze per l’indotto: ristoranti, trasporti e commercio.  

Cultura e intrattenimento

Non secondario il settore della cultura e dell’intrattenimento come musei, cinema e teatri. Le possibilità offerte dalle tecnologie digitali hanno permesso di arginare l’emorragia provocata dalle chiusure forzate. Per il pubblico ora è possibile fruire di un gran numero di servizi come, ad esempio, i musei virtuali, visitabili comodamente dal proprio divano. Il cinema si è dovuto adeguare, bloccando le uscite nelle sale, dirottando i lanci sulle piattaforme di streaming. Ma a fronte dei cospicui investimenti per la produzione si ha difficoltà a pensare che i guadagni possano essere sufficienti. Il settore culturale e creativo impiega in Italia (secondo i dati Istat del 2016, gli ultimi disponibili) 245 mila addetti che adesso risultano perlopiù inattivi. Numeri che vanno ad ingrossare i dati recenti sull’occupazione che rispetto a febbraio, fanno registrare un calo sostanziale.

I dati sull’occupazione

Stando al report di marzo, rispetto al mese precedente, in Italia si registra un -0,1% dell’occupazione, pari a 27 mila persone. Tra questi -0,2% tra le donne (pari a 18 mila) e -0,1% tra gli uomini (9 mila persone). Il tasso di occupazione si attesta al 58,8% (-0,1%). Chi cerca lavoro ha subito una battuta d’arresto: -11,1% (pari a 267 mila) sia donne (98 mila persone) che uomini (pari a 169 mila). Il tasso di disoccupazione è fermo all’8,4% (-0,9%) mentre tra i giovani i numeri salgono al 28% (-1,2%). I livelli di inattività sono al 35,7% con un aumento di 0,8 punti. Rispetto a quello precedente, il primo trimestre 2020 vede l’occupazione in calo dello 0,4% per entrambi i generi. Il quadro descritto disegna un mondo del lavoro difficile per tanti lavoratori. Lo scontro tra diritto al lavoro e alla salute non sembra vedere fine. Chi avrà la meglio?

(Video) – Disoccupazione giovanile e tirocini infiniti. L’Unione Europea interviene

Foto di Free-Photos da Pixabay 

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