Chi si è stupito quando, sotto i colpi sapienti di un giornalista, abbiamo visto la Meloni boccheggiare come Nemo fuori dal mare?
In un’ennesima conferenza stampa fatta senza preparazione alcuna – perché si sa che i leader della destra vanno a braccio – la Meloni dice la sua sulla “versione” rivista dalla Lega del DDL Zan.
“Mi sembra ragionevole – dice – hanno tolto il gender dalle scuole (già frase senza senso) che non c’entra niente”.
Al ché un giornalista presenta in sala le fa una lecita domanda: “Cos’è per lei il genere?” e lei boccheggia un po’, esita, poi dice “Ah guardi, io non l’ho mai capito bene”. Capisce di essere sul patibolo e, come ogni buon politico di destra (se no non ti danno la tesserina) fa del benaltrismo. “E credo neanche quelli che lo propongono, infatti ne propongono sempre di nuovi.” aggiunge.
Quindi questo ci ha portato qui. Confesso di aver riso molto, leggendo la notizia il giorno dopo, ma ha semplicemente confermato quello che ho sempre pensato.
La sensazione che ho sempre avuto quando si parlava di questa fantomatica “Teoria Gender” e che non la si capisce, non la si vuole capire e la si vuole utilizzare come ennesima arma politica per far andare avanti istanze omofobe e transofobe. E utilizzare l’ignoranza altrui per pura manipolazione politica.
Cosa ci possiamo aspettare da persone che nelle scorse ore si sono schierate dalla parte di Orban che, con un colpo di legge, ha tolto ai giovani LGBTQI+ l’unico accesso ad una rappresentazione mediatica e, probabilmente, alla comprensione di sé.
Prima cosa, la teoria gender non esiste
Il genere non è un’ideologia o una teoria, è piuttosto un concetto.
Partiamo dal chiarire, semplicemente, cos’è il genere e perché si differenzia dal sesso biologico.
Il sesso è un dato biologico, naturale, quello con cui si nasce. Il genere è, invece, un situazione psicologica, mentale, interna. È il riflesso della nostra cultura e della nostra società e del modo in cui si è costruita la nostra identità.
Gli uomini non sono tali perché nati con un pene, ma perché cresciuti all’interno di una società che li vede con determinate caratteristiche, difficili da scardinare e che portano con sé aspettative e conseguenze.
Le donne non sono tali in quanto nate con una vagina, o un utero (alcune donne, ad esempio, possono non averlo) ma piuttosto perché cresciute in un contesto socio-culturale che differenzia in modo sostanziale come vengono cresciute le donne e gli uomini.
Il genere sociale
Un esempio per chiarire questa dualità potrebbero essere le persone intersex, che adesso fanno parte a tutti gli effetti della comunità LGBTQI+ sotto la I.
Medicalmente parlando le persone intersex sono considerat* “quelle persone che hanno i caratteri sessuali primari e/o secondari che non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili.”.
Secondo i dati sono circa 1,7% della popolazione mondiale.
Cosa vuol dire questo? Che queste persone vengono cresciute come una “via di mezzo” tra i due generi?
Assolutamente no.
Il genere è una scelta solo quando è fatta dagli altri
In alcuni casi, infatti, il personale medico chiede ai genitori se preferiscono crescere loro figli* da maschio o da femmina.
Ci sono alcuni casi in cui i bambini vengono sottoposti a interventi di riassegnazione del sesso nei primi anni di vita, per fare in modo che il genere scelto dai genitori corrisponda alla fisiologia della persona.
Associazioni di tutto il mondo si battono ogni giorno contro questa prassi, fatta solo con la necessità di “adeguare” i bambini alle aspettative sociali e di conformità di genere che viene richiesta dalla società.
Si sta prendendo una decisione importante e non reversibile sulle vite di persone incapaci di scegliere per sé. Ma quando sono le persone adulte a volerlo fare, per adeguare la fisicità esterna con l’identità interna, là sorge il problema.
Identità di genere
Il genere non è innato, ma viene da millenni di formazione e di strutture socio-culturali che voglio uomini e donne rispondenti a determinate caratteristiche. Determinate è la parola chiave, perché qualsiasi cosa devi da questa struttura manda i nostri tradizionalisti nel panico.
Cresciuti in un mondo binario, in cui o si è uomini o si è donne, senza possibilità di sfumature, il genere è necessariamente un qualcosa che si costruisce.
Per questo motivo viene chiama “Identità di genere”.
L’identità, infatti, è un processo. Un processo che ha inizio quando siamo piccoli e continuiamo a costruire per tutta la vita.
Perché quindi l’identità di genere non può essere la stessa identica cosa?
L’identità di genere si costruisce, fino ad arrivare ad un momento di coscienza in cui possiamo capire di sentirci donne, uomini, o qualcosa nel mezzo.
L’identità è un flusso di esperienze, di pensieri, di volontà, di sensazioni. Così come il genere, che è uno spettro, più che un limitante binarismo.
Così avremo la differenza tra persone cisgender, persone transgender e persone non-binary, e tutto quello che c’è ancora nel mezzo.
L’origine della teoria del gender
Se pensate che la “Teoria del genere” sia un’ideologia portata avanti da gruppi femministi, vi sbagliate.
Le prime tracce di questa terminologia si trovano nel mondo religioso, in Vaticano, come risposta al Conferenza mondiale sulle donne del 1995 dove si iniziava ad utilizzare la parola “Genere” per chiarire una volta per tutte i ruoli sociali (limitativi e che oggi considereremmo tradizionali) delle donne.
Come riporta infatti il magazine di ArciGay “Ma quale gender”:
è un’espressione che ha cominciato a circolare in ambienti vaticani nella metà degli anni ’90 e che è stata rilanciata dal Lexicon all’inizio degli anni 2000 e infine rilanciata dall’allora Papa Ratzinger in un discorso pubblico contro l’approvazione del matrimonio per tutti in Francia nel 2013. La “teoria del gender” è dunque un’invenzione manipolatoria del Vaticano (attualmente utilizzata dal variegato movimento anti-gender) che è servita a dare coerenza a qualcosa che non c’è, una comprensibilità apparentemente immediata ed un volto unico ad un nuovo nemico senza il quale non si sarebbe riusciti a creare il panico e a convincere le persone alla mobilitazione diretta contro le persone LGBTI e la parità tra uomo e donna.
Ignoranti nel senso che ignorano?
L’argomento è importante (lo riprenderò in altre forme in prossimi articoli) e affonda le radici in anni e anni di tentativi politici e religiosi di tenere sotto controllo i ruoli di genere.
Per quanto abbia detto nel titolo che temiamo quello che non capiamo, non mi sento più di essere comprensiva nei confronti degli “ignoranti” (nel senso che ignorano…) come la Meloni.
Quando si sta attivamente cercando di togliere o limitare dei diritti ad esseri umani che cercano semplicemente di vivere la propria vita in libertà, come si pensa di fare in una democrazia, non c’è ignoranza che regga. E se dovete parlarne contro a tutti i costi, almeno sappiate quello di cui stiamo parlando.
Teoria gender nelle scuole? Mai sia!
E ai genitori che non vogliono questa fantomatica “teoria gender” nelle scuole, per paura che i loro figli “diventino” transgender o gay, io dico solo una cosa: non c’è niente che potete fare per scongiurare questa possibilità, se questa è la loro identità. Saranno quello che sono, “teoria gender” o no.
L’unica cosa che state facendo e fargli capire che c’è qualcosa di sbagliato in loro, se non ne sentono parlare a scuola. State lasciando che si informino in posti meno controllati, lasciando che basino la loro idea di se stessi sulle rappresentazioni dei media che non sempre sono giuste.
Gli state facendo capire che non saranno accettati e che non troveranno alcuna comprensione in voi. È davvero questo che volete, per paura del “gender”?
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