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Catcalling: cos’è e perché non è “solo un complimento”

In questi giorni si sta parlando molto di catcalling. In italiano viene per lo più tradotto come “molestie in strada” ed è assolutamente corretto.
La terminologia inglese nasce dai “suoni” e “vocine” che si fanno per cercare richiamare un gatto: i vari richiami, schiocchi con le labbra, fischi.
Calati nella realtà di ogni donna, sono quei fischi, quei commenti, quegli sguardi insistenti, quelle avance indesiderate.

Catcalling alla ribalta

Il ritorno alla ribalta di questo argomento è stato avviato da Aurora Ramazzotti che, in una storia su Instagram, ha raccontato un avvenimento increscioso accadutole mentre faceva jogging.
La Ramazzotti, da tempo bersaglio di un cyber-bullismo spietato che la vede in continuazione paragonata alla “più bella” madre, si è mostrata giustamente incaz*ata.
I commenti, comunque, non hanno tardato ad arrivare. Della serie: sei brutta, ma chi ti fischia.

Se sei bella ti urlano dietro

Qui è particolarmente evidente la prima grande impasse: il catcalling, alla fine, lo ottieni solo se sei di bell’aspetto. Di conseguenza, se lo ottieni, vuol dire che sei di bell’aspetto, quindi è un complimento.
Alla stessa conclusione è anche arrivato il “comico” fasbucchiano “Er Faina”, che alla sua audience di boomer incalliti e studenti dell’università della strada, ha dichiarato:

Io posso capire se uno viene, ti insulta, ti rompe il ca*zo, ma che c’è un manuale di rimorchio? Uno passa, vede due belle gambe… dici “Ah fantastica”. Mica ti ho detto vai a f*lo brutto ces*o. Il catcalling? Per due fischi? Io non so dove andremo a finire. Se qualcuno viene ti tocca, posso capire. Ma se uno fischia e ti dice ‘ah bella’…

Poi “Er Faina” specifica: “Solo per i ragazzi, eh, mica se sei un sessantenne che fischia ad una sedicenne”. Ah, meno male, direi.

Analizziamo le sue parole

Cerchiamo di analizzare le sue parole, non perché abbiano un vero significato, sono solo parole al vento, ma perché ci aiuta a capire cosa c’è che non va in questo modo di ragionare.
Secondo il “comico”, non c’è un manuale di “rimorchio”, quindi se uno vede delle belle gambe, qualcosa deve pur fare no?
Le donne, qui, sono viste come “oggetti” da rimorchiare e come “delle belle gambe”.
Oh, ti ha detto che sei fantastica, mica di andare a fanc*ulo perché sei un cesso, allora di che ti lamenti? Non è forse una prerogativa femminile, quella di voler attirare l’attenzione?
Come dice Michela Murgia nel suo libro “Stai zitta”: supporre che essere desiderata sia l’interesse primario di ogni donna rende superflua la questione della sua volontà, che viene data per implicita in ogni manifestazione del comportamento.

In soldoni, se ti fischio e ti dico che sei bella, tu dovresti sentirti lusingata, perché è quello che vuoi, no? Avere il consenso maschile, avere l’approvazione del maschio di turno, che ti valida in quanto una bella donna, per le gambe e per qualsiasi indumento tu indossi.

“Dove andremo a finire”, il cugino scemo di “non si può dire più niente”

“Dove andremo a finire” poi, è la frase che più mi fa uscire di testa.
È il cugino scemo di “Non si può più dire niente”.
Il problema non è che “non si può più dire niente”, ma che fino ad ora gli uomini hanno avuto la libertà di dire le cose più becere senza soffrire conseguenze.

La mancanza di empatia

Si poteva urlare alle donne da sopra ai ponteggi, senza preoccuparsi se le donne che ricevevano quelle urla potessero sentirsi in pericolo. Se poi, il giorno dopo, decidevano di cambiare strada, o di cambiarsi vestiti.
Si poteva fischiare dalle macchine e fare commenti sul corpo delle donne senza preoccuparsi delle domande che si formano automaticamente nella nostra testa: rispondere o continuare a camminare? Se rispondo e poi lui reagisce male? Se non rispondo e insiste? Se inizia a seguirmi? C’è un negozio aperto sulla strada in cui posso rifugiarmi?

Catcalling va bene, ma solo se sei giovane

Ma continuiamo.
“Er Faina” ci tiene a specificare che il suo discorso vale solo se sei un ragazzo giovane, che se la prende con donne maggiorenni. Insomma, mica siamo pazzi qui.
Mica parliamo di uomini over cinquanta che fanno complimenti a ragazzine minorenni.
Quello che stiamo facendo, ancora una volta, è fallire nell’educare le nuove generazioni che continueranno a passarsi questo testimone che affonda le radici nel patriarcato e nella misoginia.
Che saranno ancora convinti, nel 2021, che le donne vivono per piacere, per attirare l’attenzione. Per essere guardate e desiderate.

Non si possono più fare complimenti?

Si possono fare complimenti senza far sentire la donna in pericolo, o come un pezzo di carne al mercato.
Certo che si possono fare, ma bisogna essere maturi abbastanza da comprendere il contesto.
Posso fare un “complimento” ad una donna mai vista per strada? Magari quando lei è da sola e sta solo cercando di tornare a casa o andare a lavoro? No.
Posso fare un “complimento” alla mia collega di lavoro, quando lei è qui solo per lavorare? No.
Posso fare un complimento ad una donna che ha deciso di accettare il mio invito ad uscire per un caffè, per una cena, per un cinema? .

La rape culture

Il catcalling è una delle tante pratiche che affondano le radici nella rape culture, ed è importante capire che non ha niente a che fare con “tecniche di rimorchio”, o tentativi maldestri per cercarsi una fidanzata.
Non ha niente a che fare con il sesso, ha tutto a che fare con il potere.
Il motivo per cui lo si fa è la necessità di stabilire delle relazioni di potere.
Raramente, quando l’uomo fa catcalling, è da solo.
Di solito è in un gruppo di amici maschi che si supportano a vicenda nella loro violenza verbale e fisica, tanto che c’è latente dentro di loro quella necessità di farsi vedere forte e performativo verso l’altro sesso. Insomma, giocare a chi ce l’ha più lungo.

È anche il motivo per cui se una donna risponde (quando non si sente minacciata dal branco o quando è troppo stanca per stare zitta), la risposta è generalmente violenta o da “presa in giro”.
Questa si è permessa di rispondermi davanti ai miei amici. Un po’ quella situazione di imbarazzo che si provava quando nostra madre ci dava una coppa dietro la testa in presenza degli amichetti durante una merenda.

Si può andare da “stronza ma chi ti credi di essere” fino a “oh, ma fattela una risata”.
Tutto questo non ha niente a che fare con il sesso (perché non è consensuale) e neanche con il voler fare un complimento sincero.
È potere, come al solito, e cercare di toglierlo a persone come “Er Faina”, li fa uscire di testa.

Dati sul catcalling: Italia e estero

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