Africa - area di libero scambio

Africa: si guarda ad un futuro migliore con l’entrata in vigore dell’AFCTA

Dopo anni di trattative l’Africa, ad inizio di quest’anno, ha visto l‘entrata in vigore dell’Afcta (African Continental Free Trade Area), ossia l’area di libero scambio più grande al mondo. Secondo gli esperti, si tratta di uno degli accordi commerciali più importanti e ricchi che si sia mai firmato dall’entrata in vigore dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Un trattato che coinvolge 54 Paesi per un totale di 1,2 miliardi di persone ed una stima di 6,7 trilioni di dollari entro il 2030.

A farne parte tutti i Paesi africani ad eccezione dell’Eritrea la quale avrebbe dovuto firmare l’accordo nel luglio 2020 salvo poi rinviare a causa della pandemia. Un progetto ambizioso che potrebbe significare una svolta importante per molti Paesi africani e le rispettive popolazioni, in alcuni casi ridotta ad una condizione di povertà estrema.

L’Africa alla ricerca dell’unità commerciale

Tutto è partito anni fa e si è tramutato in un accordo formale da sottoscrivere nel luglio del 2019, nel corso di un summit tenutosi a Niamey, capitale del Niger. In realtà, la nascita dell’Afcta va ad inserirsi all’interno di un programma di più ampio respiro: l’Agenda 2063 un programma che intende guidare le azioni dell’Unione Africana (Ua) verso lo sviluppo del continente.

Secondo la Banca Mondiale l’Afcta “porterà il commercio interno tra i Paesi africani al +52%, riuscendo a togliere circa 30 milioni di persone da una condizione di povertà estrema e altre 68 milioni da una situazione di povertà moderata. Il reddito globale del continente potrà contare su una crescita del 7% entro il 2035, con un aumento stimato di 450 miliardi di dollari. Sono previsti effetti positivi anche per il resto del mondo, con 76 miliardi di dollari a beneficio del PIL internazionale“. (Fonte: money.it)

In più, si ritiene che questo accordo possa portare benefici all’aumento medio dei salari, anche femminili. Le istituzioni internazionali si attendono un aumento della produzione di 212 miliardi di dollari. Denaro che proverrà principalmente dai servizi (147 miliardi), settore manifatturiero (56 miliardi) e dalle materie prime (17 miliardi).

Cosa prevede l’Afcta

Nello specifico, l’accordo prevede la riduzione delle tariffe commerciali tra gli stati africani e la sostanziale promozione di un maggiore scambio commerciale intra-africano. Uno scambio che si pensa possa aumentare fino al 52% in più rispetto ai dati pre-Afcta. Secondo alcuni dei promotori dell’iniziativa questo accordo “abbatterà i confini ereditati dal passato coloniale dell’Africa”.

Ovviamente non è tutto oro quello che luccica. All’interno del continente africano esistono enormi differenze a livello politico, economico e infrastrutturale. Compito dall’Ua e dalle Comunità economiche regionali (Rec) sarà quello di vigilare, tutelando le economie più fragili, assicurando la sostenibilità della liberalizzazione commerciale.

Africa: l’obiettivo è l’autonomia

Nonostante gli importanti sforzi diplomatici (perché ricordiamolo, sempre di diplomazia si parla), l’Africa rimane ancora troppo dipendente da finanziamenti internazionali. Tra i maggiori donatori figura l’Unione Europea che ha grandi interessi a trattare con il continente africano sebbene la discussione, oggi, verta più sul tema migratorio. Proprio in questa prospettiva l’Afcta potrebbe rappresentare un’opportunità a livello lavorativo per le popolazioni africane, non più costrette a raggiungere l’Europa per trovare lavoro.

Resta, tuttavia, il nodo sicurezza. Come gli stessi promotori hanno fatto notare, non si può discutere di commercio e sviluppo senza abbracciare una riflessione su pace e sicurezza. Se da un lato la questione migratoria è legata, infatti, ad un disagio economico, buona parte di coloro che raggiungono l’UE è a causa delle guerre.

L’economia non può bastare, i governi africani sembrano esserne consapevoli. In che modo, poi, questa consapevolezza andrà a tramutarsi è ancora presto per poterlo dire. Nel frattempo rimane l’avvio di un importante progetto di sviluppo per un continente che può e merita di camminare sulle proprie gambe.

Immagine di copertina: Foto di Markus Distelrath da Pixabay.

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